"La memoria è importante, la storia di più: a Tarsia non vi fu sterminio"

Il professore Spartaco Capogreco spiega come in Calabria non ci fu genocidio, perché l'unico campo chiuse nel '43. "Ma ricordare è importante - aggiunge - i rigurgiti fascisti sono sempre dietro l'angolo"

“I giovanissimi pensano che ci sia sempre stata, essendo la guerra finita nel ’45, invece prima c’è stato un vuoto che è durato fino al 2000". Così Carlo Spartaco Capogreco, docente di Storia Contemporanea e di Didattica della Shoah all’Università della Calabria, a proposito della legge che istituisce il giorno della memoria. 
La memoria va alimentata dallo studio e dalla conoscenza e questo, per il professore Capogreco, è il ruolo fondamentale della scuola. Autore di un libro su "I campi del Duce", si è occupato a lungo di Ferramonti di Tarsia. Un campo di internamento e non di sterminio, perché fu chiuso nel 1943.
“Istituiti prima nel '40 dal fascismo regime – spiega il professore – i campi sono poi stati acquisiti in molti casi dal fascismo repubblichino, dalla repubblica di Salò. Sappiamo per esempio che Primo Levi passò dal campo di Fossoli, in provincia di Modena, che è stato il crocevia italiano della Shoah”
Capogreco conosce da vicino la storia di Ferramonti, a cui ha dedicato un volume, pubblicato nel 1987.
“Fu un momento della persecuzione - dice - come lo furono altri campi in Italia. Ma bisogna sempre contestualizzare la storia e ricordare che la shoah in Calabria non passò mai”.