Catturato il boss Vittorio Raso, terzo latitante più ricercato d'Italia
Il colonnello della 'ndrangheta era detto "l'esaurito". In Spagna è stato fermato e arrestato a seguito di un normale controllo della polizia. Estorsione e narcotraffico i reati che perpetrava, mettendo in ginocchio gli imprenditori del nord
di Maria Teresa Santaguida
Sembra un film già visto, i documenti falsi con cui si aggirava indisturbato nella zona di Barcellona, un controllo della polizia, l'arresto. Torna in manette Vittorio Raso, detto "l'esaurito", numero 3 nella lista dei latitanti italiani all'estero. Due anni fa erano state sempre le divise iberiche, in collaborazione con la squadra mobile di Torino, a sorprenderlo nella costa brava. Tuttavia, dopo neanche 48ore un tribunale del posto lo aveva scarcerato: nel fascicolo non c'erano, per errore, le carte necessarie - secondo il giudice - alla misura cautelare, ma solo elementi determinanti l'usura.
Reato - assieme all'estorsione, al narcotraffico e all'associazione mafiosa - che invece, Raso secondo gli investigatori italiani - perpetrava in grande stile, mettendo in ginocchio gli imprenditori piemontesi per finanziare i boss. Al nord la base operativa, la testa a sud, nella piana di Gioia Tauro, territorio del clan Crea, a cui faceva riferimento.
Accuse, emerse anche nell'operazione Pugno di ferro, che gli erano valse una condanna a 20 anni, e da cui cercava di sottrarsi ormai da 4.
Vangelo, il suo grado, nella società maggiore, una sorta di tenente colonnello della 'ndrangheta con le funzioni di broker di droga e denaro.
Lo suggerisce l'ultimo sequestro nel Canavese, a fine gennaio scorso: diversi Rolex e 300mila euro in contanti per un tesoro lasciato in garage.
Dopo il primo arresto gli agenti della Mobile torinese avevano trovato anche 13 chili di droga.
Reato - assieme all'estorsione, al narcotraffico e all'associazione mafiosa - che invece, Raso secondo gli investigatori italiani - perpetrava in grande stile, mettendo in ginocchio gli imprenditori piemontesi per finanziare i boss. Al nord la base operativa, la testa a sud, nella piana di Gioia Tauro, territorio del clan Crea, a cui faceva riferimento.
Accuse, emerse anche nell'operazione Pugno di ferro, che gli erano valse una condanna a 20 anni, e da cui cercava di sottrarsi ormai da 4.
Vangelo, il suo grado, nella società maggiore, una sorta di tenente colonnello della 'ndrangheta con le funzioni di broker di droga e denaro.
Lo suggerisce l'ultimo sequestro nel Canavese, a fine gennaio scorso: diversi Rolex e 300mila euro in contanti per un tesoro lasciato in garage.
Dopo il primo arresto gli agenti della Mobile torinese avevano trovato anche 13 chili di droga.