A San Ferdinando la "Casa della dignità": integrazione al posto del ghetto

Un nuovo ostello per braccianti autogestito e autofinanziato dagli stessi migranti. Può ospitare fino a venti persone. L'iniziativa delle Chiese evangeliche italiane

Pape Diallo fa parte della cooperativa "Mani a Terra". Ci apre la porta del suo appartamento. Una stanza da letto, acqua calda per lavarsi e gas per cucinare: "Chi lavora deve avere una casa dignitosa come tutti gli altri", dice.

La normalità è ora a 2 chilometri dalla tendopoli di San Ferdinando: un ex albergo abbandonato ristrutturato all'interno del quale, da marzo, vivono 10 braccianti. Nella stagione del raccolto si arriverà fino a una ventina.

Si chiama "Casa della dignità", un progetto della federazione Chiese evangeliche Italiane, autofinanziato dai braccianti. A costo zero per lo Stato. Francesco Piobbichi, di Mediterranean hope, chiese evangeliche italiane: "Le parole chiave sono dignità per i lavoratori, un progetto autosostenibile e riscatto per la popolazione locale”.

Per finanziare l’ostello, una quota arriva anche dalla Filiera etika delle arance, come dice Peppe Pugliese, di Sos Rosarno: "Mettendo a contatto direttamente produttori e consumatori, una quota di quello che vendiamo lo destiniamo per finanziare progetti".