LE CARTE DELL'INCHIESTA

Operazione della Dda contro la 'ndrangheta di Mammola: dodici arresti

Colpita la cosca Scali-Callà. Coinvolto un poliziotto. Tre provvedimenti eseguiti in Lussemburgo. Per tutti le accuse sono di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, spaccio di droga e violenza privata

Erano arrivati ad allungare i loro tentacoli persino sulle giostre installate ogni anno in occasione della festa patronale di San Nicodemo. Solo un esempio di un controllo criminale asfissiante, con gli imprenditori costretti a pagare il pizzo per alcuni lavori pubblici nella Locride. Dove con l'operazione Malea, coordinata dalla Dda di Reggio diretta da Giovanni Bombardieri ed eseguita dalla polizia, è stato sferrato un colpo importante alla cosca di 'ndrangheta di Mammola. Dodici arrestati - otto in carcere e quattro ai domiciliari - con i soggetti coinvolti affiliati alla storica "famiglia" Scali-Callà, inserita nel panorama delle cosche reggine nel mandamento jonico e molto vicina al Crimine di Siderno. Al vertice della locale Rodolfo Scali, già coinvolto nell'operazione Minotauro, e Damiano Abbate, suo vice e cognato.

L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, ha permesso di ricostruire una catena di comando ben strutturata, con gli interessi della malavita penetrati fino in Lussemburgo. Dove, con il coordinamento di Eurojust e il supporto dell’Unità I-CAN del Servizio Cooperazione Internazionale di polizia, sono state eseguite tre delle 12 misure cautelari. Le accuse sono pesanti: associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, ma anche traffico di droga e violenza privata.

Lombardo: “Operazione importante”

"Un'operazione importante", per il procuratore Lombardo, perché "mette insieme la capacità operativa di più Paesi nel ricostruire un sistema criminale in cui le componenti di 'ndrangheta sono particolarmente presenti e hanno un ruolo decisivo nel movimentare capitali enormi".

Mammola, il cui antico nome nella tradizione jonica era proprio Malea, per gli investigatori rappresenta una locale di ‘ndrangheta che fa da cerniera tra la Piana di Gioia Tauro e la Locride. Un luogo strategico, perché interessato dai prossimi lavori di ristrutturazione della galleria della Limina, interventi su cui le ’ndrine avrebbero già messo gli occhi.

Tra gli arrestati c'è anche un poliziotto. Si tratta di Domenico Sità, sovrintendente in servizio al commissariato di Siderno, finito ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa. L'uomo, secondo l'accusa, avrebbe fornito a Scali e a un altro soggetto indagato dalla Dda di Torino notizie riservate, anche in cambio di alcune regalie. 

Oltre a Scali e ad Abbate, sono stati portati in carcere Isidoro Cosimo Callà, Ferdinando Vincenzo Cimino, Nicodemo Deciso, Nicodemo Fiorenzi, Raffaele Romeo e Domenico Spanò. Ai domiciliari, oltre a Sità, Salvatore Nicodemo Abbate, Enzo Fabrizio D'Alessandria e Francesco Antonio Staltari. 

L'apprezzamento di Occhiuto

''Non si ferma l'efficace azione di contrasto della magistratura e delle forze dell'ordine ai poteri criminali che vessano il territorio calabrese. L'operazione odierna della polizia, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria diretta da Giovanni Bombardieri, per l'esecuzione di numerosi provvedimenti restrittivi e che ha colpito presunti esponenti delle famiglie del mandamento ionico, conferma il muro che in Calabria è stato eretto contro le cosche e contro ogni forma di malaffare, e restituisce allo stesso tempo speranza al desiderio di democrazia e sviluppo di tutti i cittadini onesti'', ha affermato in una nota Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.