Chi è il superboss dei Casalesi

Inizia a delinquere a 18 anni e poi diventa leader del clan. Nel 1990 l'arresto, poi la detenzione e il pentimento

Chi è il superboss dei Casalesi
TgrRaiCampania
Casal di Principe

È stato per anni il vertice indiscusso del clan dei Casalesi, organizzazione criminali tra le più potenti d'Italia con radici a Casal di Principe, in provincia di Caserta. Francesco Schiavone, detto Sandokan per una vaga somiglianza con l'attore Kabir Bedi, ha deciso di pentirsi e di collaborare con la giustizia, a 70 anni e dopo 26 anni di detenzione in carcere, molti dei quali trascorsi in regime di 41 bis. 

GLI INIZI E LA LEADERSHIP DEI CASALESI. La sua carriera criminale inizia prestissimo, a 18 anni il suo primo arresto per detenzione di armi. Negli anni '80 entra a far parte della "Nuova Famiglia" di Antonio Bardellino e Mario Iovine, in lotta con la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Dopo l'omicidio di Bardellino, ucciso in Brasile nel 1988 in circostanze ancora oggi non chiare, diventa leader incontrastato del clan, avviando l'espansione e l'infiltrazione dei "Casalesi" nel mondo dell'imprenditoria e della politica locale, con forti interessi nel settore del traffico illecito di rifiuti. 

L'ARRESTO E IL PROCESSO SPARTACUS. Nel 1990 viene arrestato in un blitz a casa dell'allora vicesindaco di Casal di Principe. L'ultimo arresto risale all'11 luglio 1998, giorno in cui finisce la sua latitanza. Schiavone viene sorpreso all'interno di un rifugio nella sua Casal di Principe, in compagnia delle sue due figlie piccole. È tra gli imputati del maxi processo Spartacus, originato dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sul clan dei Casalesi e concluso con la condanna all'ergastolo per lui e per altri boss come Francesco Bidognetti e gli allora latitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria. 

LA DETENZIONE E LA MALATTIA. Inizialmente detenuto nel carcere milanese di Opera, è stato successivamente trasferito a L'Aquila. Nel 2018 gli è stato diagnosticato un tumore. Oggi la notizia della sua decisione di collaborare con la giustizia, seguendo la strada già intrapresa dai figli Nicola (in carcere dal 2010, pentito dal 2018) e di Walter (collaboratore di giustizia dal 2021), e diventando così il secondo capoclan dei Casalesi a pentirsi dopo Antonio Iovine detto "o ninno", che ha iniziato a parlare con i giudici nel 2014.