I volti di Ciletti
Ritratti di gente della sua terra. Foto che il grande pittore realizzò nella prima metà del 900. Capolavori in mostra a San Giorgio La Molara. Tra i protagonisti la moglie Fryda, musa e pittrice
Tiravano fuori dagli armadi i vestiti migliori, anche se consumati dal tempo, perché volevano fare bella figura con i parenti lontani, emigrati da San Giorgio La Molara in America. Nicola Ciletti li fotografava gratuitamente pur essendo un maestro della pittura italiana del Novecento.
Anche i ritratti della sua gente sono capolavori. Dipinti con la luce. E la mostra nell'ex convento dei domenicani rimanda a un patrimonio perduto, completamente distrutto nello studio di Benevento durante i bombardamenti del '43.
Tra i protagonisti dei ritratti la moglie Fryda Laureti, musa, poetessa e pittrice conosciuta nella Napoli della Belle Epoque. Ciletti lasciò la città perché perseguitato dai fascisti. Tornato a San Giorgio La Molara, di cui fu sindaco due volte nel dopoguerra, si affermò come il cantore degli umili e dei vinti. Fu riscoperto, dopo un lungo oblio, grazie al bel libro del giornalista Luigi Antonio Gambuti.
Alcune opere sono esposte al Quirinale e a Palazzo Madama. I suoi quadri raccontano l'odissea dei nostri migranti. Evocano l'incomunicabilità, con personaggi affiancati ma assorti ciascuno nei propri pensieri. E mettono in scena il dramma della condizione femminile nella famiglia patriarcale.
La mostra permanente, curata da Giuseppe Leone, è la prima tappa di un percorso che porterà a San Giorgio La Molara i capolavori pittorici, per riscoprire insieme alle opere di Ciletti le bellezze non svelate dell'entroterra.
Nel servizio le voci di Alessandro Iazeolla, nipote del pittore, Maurizio Iazeolla, Archivio Nicola Ciletti, e del direttore artistico della mostra, Giuseppe Leone.