Napoli celebra i 700 anni dalla morte della regina Maria d'Ungheria

Il 25 marzo visite gratuite nel complesso di Donnaregina vecchia con il monumento sepolcrale della regnante, grande mecenate delle arti

In occasione del 700esimo anniversario della morte della regina Maria d’Ungheria, il Complesso Monumentale Donnaregina – Museo Diocesano di Napoli celebra il ricordo della regnante, grande mecenate delle arti, attraverso la prima di una serie di giornate a lei dedicate. 

Sabato 25 marzo, dalle ore 9:30 alle ore 17, sarà possibile visitare, previa prenotazione, il Complesso Monumentale Donnaregina, per ammirare il Monumento sepolcrale della regina Maria D’Ungheria, opera dell’artista senese Tino di Camaino, la Cappella Loffredo e il ciclo di affreschi trecenteschi attribuito alla scuola di Pietro Cavallini.

Qualche cenno storico: la sua vita da regina, madre e mecenate fu densa di avvenimenti fondamentali per la Storia di Napoli. Durante i vespri siciliani il suo consorte, re Carlo II, fu fatto prigioniero e lei prese la reggenza del regno. Il loro primogenito ed erede al trono, Carlo Martello, venne a mancare durante l’epidemia di peste del 1295, mentre il secondogenito Ludovico scelse la vita ecclesiastica francescana divenendo vescovo di Tolosa e, successivamente la sua prematura morte, anche santo. In linea di successione il trono spettò quindi al giovane Roberto, che seppe amministrare il regno con grande saggezza e amore per le arti, come trasmessogli da sua madre. La regina, a seguito del terremoto del 1293, fece ricostruire il complesso gotico, chiamando le maggiori maestranze del tempo. Ad oggi il coro delle monache della chiesa gotica di Donnaregina, custodisce il più vasto ciclo di affreschi attribuito alla scuola cavalliniana che è possibile trovare a Napoli. Tale fu il legame della regina con questo monastero che, non solo vi destinò buona parte dei propri beni con il testamento, ma scelse anche di riposarvi per sempre dopo essersi ritirata a vita monastica a seguito della morte del suo sposo e re Carlo II. Il suo monumento funebre che ancora oggi possiamo ammirare, opera dell’artista senese Tino di Camaino, fu commissionato dal figlio Roberto nel 1323, secondo le ultime volontà di sua madre, e completato nel 1326.