Violenze in carcere, al processo le difficoltà per avere i video dei pestaggi

Alla sbarra per i fatti di Santa Maria Capua Vetere 105 fra agenti, funzionari e medici

"Quando i miei collaboratori chiesero le immagini delle telecamere, gli fu detto che il sistema di videosorveglianza interno non funzionava". Comincia così il racconto in aula del primo teste al processo per le violenze ai danni di detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere avvenute il 6 aprile 2020. A rispondere alle domande del Procuratore Aggiunto, Alessandro Milita, è l'ex comandante della compagnia dei Carabinieri sammaritana, Emanuele Macrì. Racconta delle difficoltà incontrate per sequestrare i video choc dei pestaggi che si erano consumati pochi giorni prima dell'apertura di quelle indagini, nate dalla denuncia del Garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello e che vedono oggi alla sbarra 105 tra agenti della Polizia penitenziaria, funzionari del DAP e medici dell'Asl di Caserta in servizio nella casa circondariale al momento dei fatti. 

Il giorno dopo il primo sopralluogo i Carabinieri tornarono in carcere e accertarono che al primo piano del reparto Nilo, teatro delle violenze, le telecamere funzionavano regolarmente. Al secondo invece era staccato un cavo ma una volta riattaccato gli impianti ripresero a funzionare. Al terzo e quarto piano era tutto era regolare. Così, il giorno dopo, i Carabinieri decisero di sequestrare l'intero impianto di videosorveglianza di tutto il carcere. Solo così riuscirono a recuperare quelle immagini oggi al centro del processo.