Coronavirus, il virus circola ma la barriera vaccinale regge

A dirlo l'assessore regionale alla salute Donini. Dal primo luglio, il Policlinico Sant'Orsola di Bologna non avrà più reparti interamente destinati solo a pazienti covid

Coronavirus, il virus circola ma la barriera vaccinale regge
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"Il virus circola ma la barriera vaccinale regge. Il tema da affrontare però è l'autunno". Questo il commento sul rialzo dei positivi al covid (+40,9% in Emilia-Romagna secondo il monitoraggio della Fondazione Gimbe nella settimana 8-14 giugno) dell'assessore regionale alle politiche per la salute Raffaele Donini, a margine di un convegno a Bologna sui 25 anni dl Centro Trapianti regionale. 

"Si presenta con modificazioni limitate, che possiamo chiamare varianti. Ma gli ospedali sono semi-vuoti e la maggioranza sono asintomatici - sottolinea Donini - significa che la barriera delle vaccinazioni regge ancora sulla malattia grave ed è l'aspetto al quale guardiamo con maggiore attenzione dal punto di vista sanitario". Il pensiero però va a dopo l'estate. "Il tema sarà l'autunno - spiega l'assessore - quando dovremo capire chi sia l'ospite, quale variante sarà dominante e quale target della popolazione sottoporre a un'altra vaccinazione". Ci sono diversi elementi che rassicurano Donini: "Abbiamo ormai consolidato i protocolli di cura e assistenza, abbiamo farmaci anti-virali che possono prescrivere i medici di medicina generale e possono essere ritirati gratuitamente in farmacia, abbiamo un'esperienza tale che ci fa credere di non dover più tornare a vivere ciò che abbiamo vissuto nelle ondate precedenti". Per quanto riguarda le quarte dosi somministrate finora, il dato non è alto, ma è tra i migliori in Italia: "Con il Piemonte siamo la regione che ha somministrato il maggior numero di quarte dosi, circa il doppio rispetto al resto del Paese - osserva - penso che sia giusto, perché chi ha preso Omicron anche se vaccinato, magari si è fatto una sindrome influenzale, ma non ha sviluppato la polmonite che è la cosa principale". 

Dal primo luglio, il Policlinico Sant'Orsola di Bologna non avrà più reparti interamente destinati solo a pazienti covid. Lo ha annunciato la direttrice generale Chiara Gibertoni, a margine di una conferenza stampa. "Abbiamo già chiuso il reparto covid del padiglione 2, ora siamo in fase di chiusura anche dei letti al padiglione 1 e il 30 giugno chiuderemo il reparto covid al primo piano del padiglione 25", ha sottolineato. In questa fase, il policlinico ha adottato un nuovo modello per la gestione dei pazienti positivi "definito a bolle - spiega Gibertoni - ossia assistiamo i pazienti che risultano anche positivi al covid, ma che entrano in pronto soccorso per altre cause, in stanze dedicate all'interno dei singoli reparti. Perché ora la malattia da covid non dà più quadri drammatici, non esistono praticamente più le polmoniti gravi interstiziali della prima e della seconda ondata". 

Al momento, il rialzo dei contagi che si sta registrando non ha conseguenze sulle ospedalizzazioni, "forse avremo più ripercussioni sulla presenza degli operatori sanitari che torneranno a essere più assenti, perché malati di covid seppur con sintomi lievi". Ad oggi si tratta di una trentina di operatori sanitari, un mese fa se ne contava circa un centinaio, ma nei picchi fino a 300. Durante la fase più acuta della pandemia, il padiglione 25 aveva ospitato una terapia intensiva covid e ben tre reparti covid. D'ora in poi è dedicato alle attività di recupero delle liste di attesa, soprattutto con posti letto in supporto al polo cardio-toraco-vascolare. Su cosa accadrà poi da settembre, se sarà necessario o meno riaprire reparti covid, Gibertoni è cauta: "Sappiamo che le varianti sono molto contagiose, ma i quadri clinici non sono più così impegnativi - conclude - vediamo se a settembre verrà riproposta una dose ulteriore di vaccino anti-covid unendola a quella del virus influenzale, per affrontare con più serenità l'autunno, soprattutto per le fasce dei più fragili, di chi ha patologie croniche".