La tartaruga era stata catturata accidentalmente da una rete a strascico che le impediva di respirare. Rischiava così di annegare.
I pescatori avevano subito avvisato il centro di recupero Cestha, dove l'hanno curata. Dopo un ciclo di terapie, Moby Dick è stata meglio, iniziando anche ad alimentarsi in maniera autonoma.
Si tratta di una grossa femmina, di 71 kg di peso e una lunghezza di carapace di ben 79 cm.
Ora, completamente guarita, è stata rilasciata al largo di Marina di Ravenna, nel tratto compreso tra alcune piattaforme metanifere. Scelto perché protetto da norme che vi vietano pesca ed altre attività.
A portare al largo e in acque sicure la tartaruga marina, la motovedetta CP 274 della Capitaneria di porto - Guardia Costiera di Ravenna insieme ai ricercatori del Cestha, e con l’assistenza della motovedetta CP 552 dell’Ufficio Locale marittimo di Cervia.
Moby Dick appartiene ad una specie protetta, che riveste un ruolo molto importante per la biodiversità del Mediterraneo e del mare Adriatico, ma che corre dei rischi legati alle attività umane. Inoltre è particolarmente sensibile all’inquinamento e può scambiare per cibo le plastiche disperse in mare, che le possono causare gravi danni.
La guardia costiera rivolge alcune raccomandazioni a coloro che frequentano il mare per lavoro o per turismo: in caso di avvistamento in acqua di un esemplare in prolungato galleggiamento è consigliabile spegnere il motore ed avvicinarsi lentamente, poi mettersi in contatto con la Guardia Costiera e il centro di recupero più vicino, se possibile trasmettendo un breve video che può aiutare a capire se e come intervenire.
Da ricordare che, nel caso di ritrovamento di esemplari attorcigliati o impigliati in plastica, lenze o reti, è raccomandabile non procedere autonomamente sul luogo, ma trasferire l’esemplare a terra, dove sarà assistito dal personale veterinario solo a seguito di esami approfonditi.
Sempre in caso di avvistamento di un esemplare spiaggiato, o in difficoltà, contattare il più vicino Comando della Guardia Costiera, mantenendo l’esemplare ritrovato, in attesa dell’intervento, all’asciutto durante il periodo invernale, e all’ombra e coperto da un asciugamano bagnato in quello estivo.