Liberi i sindacalisti Cobas indagati

Il Tribunale del Riesame di Bologna respinge il ricorso presentato dalla procura piacentina

Liberi i sindacalisti Cobas indagati
Tgr Emilia Romagna
La protesta dei Si Cobas per l'arresto dei sindacalisti

Rimangono liberi e senza alcuna misura cautelare Carlo Pallavicini e Mohamed Arafat, i leader a Piacenza del sindacato Si Cobas attivo nel settore della logistica. Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Bologna respingendo il ricorso presentato dal sostituto procuratore di Piacenza, Matteo Centini, che indaga sui vertici dei sindacati di base Si Cobas e Usb per associazione a delinquere finalizzata a violenza privata, blocca stradale, sabotaggio, manifestazione non autorizzata per strappare alla aziende accordi migliorativi del contratto nazionale della logistica. 
La procura aveva chiesto il ripristino delle misure cautelari (obbligo di firma alla polizia) revocate lo scorso 17 ottobre dal gip dopo che già ad agosto i giudici del tribunale della Libertà avevano rimosso gli arresti domiciliari iniziati lo scorso 19 luglio, con gli inquirenti che sin dalla fase iniziale dell'inchiesta avevano chiesto per tre degli indagati la custodia cautelare in carcere. 
"La probabilità che si presentino occasioni di ripetizione di condotte come quelle qui contestate - scrive il collegio del Riesame con riferimento al sindacalista Pallavicini - è strettamente connessa con il fatto che le varie forme di lotta sindacale, in cui l'indagato è costantemente impegnato per la posizione che legittimamente e meritoriamente riveste all'interno di Si Cobas, ben possano trascendere in azioni con un certo contenuto di violenza nel costringere la controparte destinataria a tenere certi comportamenti". "Sicché - proseguono i giudici nell'ordinanza - l'unico rimedio, però contrastante con ogni diritto di libertà costituzionalmente tutelato nell'ambito dei rapporti economici, sarebbe quello di impedire alla radice Pallavicini Carlo di esercitare qualsiasi attività sindacale". 
Secondo i giudici la misura cautelare deve "conservare una proporzione tra il rischio di ripetizione di atti di violenza privata ampiamente accettati come conseguenze (peraltro di modesto impatto sull'incolumità fisica di terzi) e di certe forme di antagonismo e lotta costantemente praticate, e l'innegabile impegno dimostrato nel corso degli anni da ciascuno degli indagati nelle attività sindacali e di solidarietà sociale nello sfruttamento della manodopera extracomunitaria".