Si sono ritrovati a pochi metri di distanza in tribunale a Bologna l'ex fidanzato di Kristina Gallo, oggi imputato, e i famigliari della 30enne. Omicidio aggravato dallo stalking questa l'accusa per Giuseppe Cappello, 44 anni, finito in carcere il 29 luglio a oltre tre anni dai fatti. Gli avvocati hanno chiesto il rito abbreviato e sostengono che fu morte naturale. Kristina fu trovata senza vita sotto il letto nella sua abitazione il 26 marzo 2019 a Bologna. Era morta da alcuni giorni. Dopo l'autopsia una prima consulenza medico-legale della procura escluse una morte violenta, poi il caso è stato riaperto per insistenza della famiglia difesa dall'avvocato Cesarina Mitaritonna. Dopo le indagini dei Ris di Parma e una seconda consulenza medico legale i pm chiesero e ottennero l'arresto. Per la procura quella di Kristina fu morte per asfissia meccanica violenta dopo una colluttazione. La difesa dell'imputato batte sulle contraddizioni tra i diversi consulenti medici, e sottolinea che l'ipotesi morte per cause naturali non fu data come certa, ma non fu neppure esclusa dalla seconda consulenza dei pm. Ora in attesa dell'udienza del 4 aprile saranno questi elementi a essere approfonditi. Ammessa come parte civile, con la avvocata Barbara Iannucelli, anche la associazione di Reggio Emilia "La caramella buona" - che difende vittime di stalking.
Stando al capo d'accusa durante la relazione tra i due, andata avanti dall'autunno 2016 al febbraio 2019, Kristina fu anche «vittima di segregazione morale», subì umiliazioni e vessazioni psicologiche.
Nel servizio di David Marceddu, montato da Diego Gualandi, l'intervista all'avvocato dell'imputato Gabriele Bordoni