Le mani della 'ndrangheta sulla ricostruzione post sisma: dieci arresti

L'operazione riguarda Mantova, ma ha toccato anche l'Emilia-Romagna. Coinvolti architetti, ingegneri, imprenditori e bancari. Centrale il ruolo del nipote di un boss, tecnico che collaborava con i Comuni del cratere

Le mani della 'ndrangheta sulla ricostruzione post sisma: dieci arresti
TGR Emilia-Romagna
Macerie dopo il sisma del 2012

Dieci persone agli arresti - cinque in carcere, altrettante ai domiciliari -, un sequestro da due milioni di euro e decine di perquisizioni. E' l'esito dell'operazione dei carabinieri di Mantova condotta in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Calabria, a conclusione delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia. Le accuse sono di concussione, corruzione e intestazione fittizia di società: tutti reati commessi nell'ambito delle procedure per la concessione dei fondi per la ricostruzione post sisma nel Mantovano.
Contestata anche l'aggravante delle finalità mafiose, per aver agevolato, sostengono gli inquirenti, la cosca di ‘ndrangheta Dragone: la figura centrale, tecnico consulente di diversi Comuni del cratere, è nipote di un boss. Secondo gli investigatori, pretendeva denaro per accelerare le pratiche, e i lavori dovevano essere eseguiti dalle imprese di famiglia. L’inchiesta è partita dalla denuncia di un geometra.

Nel servizio di Pierluigi Ferrari l'intervista al comandante provinciale dei Carabinieri di Mantova, Col. Vincenzo Di Stefano.