È una ex-dipendente friulana di un grande gruppo milanese

Friulana licenziata, jobs act impugnato alla Corte Europea

Il licenziamento contestato davanti al Tribunale di Milano, che ha inviato gli atti in Lussemburgo. È il primo caso di impugnazione in sede europea della riforma del lavoro

Friulana licenziata, jobs act impugnato alla Corte Europea
È partita dal Friuli la battaglia legale  che ha portato alla Corte di Giustizia europea la partita sul jobs act. A rinviare la norma davanti ai giudici comunitari è stato il Tribunale di Milano, evidenziando un sospetto di illegittimità dell'articolo 10 del decreto che disciplina le procedure di licenziamento collettivo escludendo la reintegra per i lavoratori assunti o stabilizzati con il cosiddetto contratto a tutele crescenti.

Il caso è partito da una lavoratrice friulana di un grande gruppo milanese, assistita da due avvocate udinesi, e sostenuta dalla CGIL. Secondo le due legali la lavoratrice è stata discriminata rispetto ai suoi colleghi di lavoro, tutti licenziati ingiustamente ma tutti reintegrati. Lei no, unica tra i 350 dipendenti coinvolti, perché la riforma Renzi prevede che, essendo stata assunta dopo il 7 marzo 2015 non abbia diritto a riottenere il posto di lavoro.

La disciplina, secondo il Tribunale di Milano, viola la Costituzione, le direttive europee e dieci articoli della carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. Un caso emblematico  - per il segretario della Filcams regionale Francesco Buonopane -  che rende evidenti e paradossali gli effetti discriminatori dell'articolo 10, che esclude la reintegra anche per i licenziamenti collettivi.