Un milione in difesa dei piccoli negozi di montagna

La risposta della Regione ai dati diffusi da Confcommercio: nel 2019 in FVG perse 1300 imprese. A prevedere i nuovi fondi una modifica alla legge sul commercio.

Un milione in difesa dei piccoli negozi di montagna
Un milione per i piccoli esercizi commerciali nelle aree svantaggiate della regione, e in montagna in particolare. 

L'amministrazione regionale risponde così ai dati diffusi oggi da Confcommercio sul settore terziario: nel 2019, 1370 imprese in meno rispetto all'anno precedente, 771 delle quali nel commercio, con un calo più marcato, appunto, nell'area montana. In tutto, le imprese del terziario attive al 31 dicembre erano poco meno di 102 mila

A prevedere i nuovi fondi, una modifica alla legge sul commercio, già passata in commissione, e che dovrà essere approvata dal consiglio: un milione di contributi a fondo perduto per le attività aperte nei comuni sotto i tremila abitanti, con percentuali di sostegno che variano in base a determinati parametri: come il fatto di prevedere la rivendita di giornali o la consegna a domicilio della merce.

Un modo di sostenere un settore che in un decennio ha perso l'undici per cento degli operatori; in controtendenza il turismo, che si conferma strategico per la crescita della regione.
 
Anche tenendo conto del decremento delle imprese attive - spiega la nota di Confcommercio diffusa oggi (17 febbraio) - il peso del terziario resta determinante sull'economia regionale: vale il 72 per cento del valore aggiunto dell'intero friuli venezia giulia, pari a circa 24 miliardi. 

I lavoratori complessivi del settore sono aumentati, in dieci anni, di dodicimila unità, contro il calo di 16 mila registrato nell'industria. Ma anche in questo campo, l'andamento positivo del turismo viene controbilanciato da quello, negativo, del commercio. 

Quanto alle novità, Il 56% degli esercenti del FVG ha acquistato un nuovo registratore telematico in virtù della recente normativa; e anche in questo campo, a rimanere al palo sono state le imprese più piccole; nel complesso, però, la più della metà degli operatori giudica negativamente i nuovi obblighi.