FVG-Veneto, accordo sul fiume

Tagliamento, nuove risorse per la laminazione

Serviranno a studiare la definizione delle opere: la Regione chiederà i fondi al Governo, e potrà aggiungerne di propri. Si punta a ridurre il rischio-esondazioni

Tagliamento, nuove risorse per la laminazione
Ai 38 milioni da impiegare per la diaframmatura degli argini del basso corso del Tagliamento e la progettazione dell'innalzamento del ponte fra Latisana e San Michele al Tagliamento, si aggiungeranno altre risorse che la Regione chiederà nuovamente al Governo oltre a stanziarne eventualmente di proprie.

Andranno a finanziare la definizione delle opere di laminazione del medio corso del fiume: barriere disposte perpendicolarmente alla corrente, per ridurre la portata idrica e quindi il rischio di emergenze di inondazioni nella parte bassa. 

È l'esito politicamente più importante dell'incontro in videoconferenza tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, per fissare un cronoprogramma per sviluppare soluzioni condivise per mitigare il rischio di inondazioni lungo il basso corso del fiume. 

Tre le direttrici su cui si svilupperà l'azione della regione: la progettazione delle opere delle opere previste dal piano di gestione del rischio datato 2016 - quelle cioè che hanno la copertura finanziaria dei 38 milioni; la programmazione di esercitazione di protezione civile nell'area; e la definizione delle opere di laminazione del medio corso del fiume.

La Regione, insomma, prende atto che il Tagliamento ha un problema di sicurezza: e ritiene che esso possa essere affrontato con opere strutturali di riduzione dell'afflusso idrico oltre che con il contenimento attraverso gli argini.

Ii lavori lungo il medio corso del Tagliamento, fra cui l'ipotesi della cosiddetta traversa di Pinzano, sono stati nel recente passato oggetto di polemiche fra primi cittadini, con i sindaci del comuni più esposti al rischio che peroravano lavori anche da parte dei loro colleghi più a nord. Perorazione spesso caduta nel vuoto.

Dopo le disastrose inondazioni del 1965 e 1966, da parte dei sindaci della Bassa c'è stata una continua richiesta di un intervento finalmente risolutivo per contenere già a monte la minaccia di eventuali piene. Le opere a monte, tuttavia, sono state oggetto a più riprese dell'opposizione dei primi cittadini del medio corso del fiume, che le considerano del tutto inutili alla luce dei nuovi lavori previsti.