Presentato il Dossier statistico sulle migrazioni

I viaggiatori del mondo nell'anno della pandemia

«Il virus è stato una discriminante sociale fra ricchi e poveri.» In Friuli Venezia Giulia vivono 111 mila stranieri, formano l'11 per cento della forza lavoro; 19 mila i ragazzi nelle scuole, in maggioranza sono nati qui

I viaggiatori del mondo nell'anno della pandemia
Dati statistici su quanto il coronavirus abbia influenzato o comunque toccato il mondo della migrazione, non ce ne sono ancora. Ma una evidenza c'è già: il virus è stato una discriminante sociale, fra chi, nella fase della clausura ad esempio, una casa ce l'ha e chi no, o chi l'ha piccola e sovraffollata. E ha fatto la differenza a sfavore di chi vive in un centro di raccolta, un campo profughi oppure è in cammino.

Il fenomeno migratorio descritto dal 30mo Dossier statistico redatto dal Centro Studi e Ricerche IDOS resta il fenomeno globale per antonomasia. E il dottor Guglielmo Pitzalis, del Gruppo immigrazione e salute del Friuli Venezia Giulia, ha ricordato che i migranti, a differenza del resto della popolazione, sono tutti posti in quarantena o sottoposti a test. La statistica dice che si infettano dopo essere arrivati in Italia, a causa della promiscuità e delle scarse condizioni igieniche dei luoghi in cui sono sistemati, e il riferimento è ai focolai esplosi alla Cavarzerani di Udine.

I dati statistici riguardanti il Friuli Venezia Giulia, esposti da Paolo Attanasio, coautore del dossier, dicono che se la popolazione complessiva diminuisce del 2 per cento, quella degli stranieri residenti aumenta, seppur meno del calo complessivo.

In totale sono 111mila, e le prime nazionalità sono quelle dell'est europeo, romeni, albanesi, serbi, ucraini. Stessa dinamica nella popolazione scolastica: cala quella italiana, aumentano del 2,7 per cento gli alunni stranieri e su 19.600 ragazzi e bambini, 12mila sono nati in Italia. La forza lavoro è straniera per l'11 per cento, e si tratta di lavoro dipendente per nel 91 per cento dei casi. Molto alta la quota dei sovraistruiti, cioè hanno titoli di studi più elevati dei lavori e e delle mansioni che svolgono, il 44 per cento. Per gli italiani la quota è del 26 per cento. Per entrambi in crescita.