Mettete via la cartina dell'Italia e prendete in mano il calendario. I pennarelli colorati, invece, vanno ancora bene.
Perché da oggi a determinare se siamo in zona gialla, arancione o rossa non sarà la regione, ma la data.
Fino a mercoledì non cambia niente: negozi e ristoranti aperti, spostamenti consentiti.
Le novità dell'ultimo decreto, approvato dal Consiglio dei Ministri ieri notte e subito pubblicato in Gazzetta Ufficiale, scattano da giovedì 24, l'inizio delle feste.
La regola generale è questa: festivi e prefestivi, zona rossa, altri giorni, zona arancione.
Quindi: vigilia, Natale e Santo stefano rosse, ma anche il 27, che è domenica, e di nuovo l'ultimo dell'anno e Capodanno, il due e il tre gennaio, che cadono di fine settimana, il 5 e l'Epifania.
A occhio rimane poco: ed effettivamente a fronte di 10 giorni rossi ce ne sono solo 4 arancioni: l'elenco è presto fatto: 28, 29 e 30 dicembre, più il 4 gennaio.
Nei festivi e prefestivi non ci si potrà spostare se non per le ragioni che sappiamo, lavoro, salute, emergenza, assistenza a un non autosufficiente.
Si può tornare al luogo di residenza, domicilio o dal proprio partner. E nella lista rientra a sorpresa, dopo le precisazioni del governo, anche la seconda casa, purché sia in regione e con un solo spostamento al giorno.
Permesso, ovviamente, fare la spesa, sport vicino casa o andare a messa. Si potranno avere al massimo due ospiti in casa, senza contare gli under 14 che sono fuori quota.
I negozi aperti sono solo quelli essenziali: alimentari farmacie edicole, ma anche abbigliamento, giocattoli e parrucchieri, ad esempio.
Sembre chiusi, invece, bar e ristoranti, che dovranno tenere le saracinesche abbassate anche nei giorni arancioni, quando tutte le altre attività potranno stare aperte fino alle 21.
Per questo sono stati stanziati 645 milioni per i ristori. Rimarrà vietato uscire dal proprio comune, con delle deroghe per i comuni sotto i 5mila abitanti, come chiesto anche dalla nostra regione, dove soprattutto in montagna non mancano i piccoli centri.
Permesso muoversi in un raggio di 30 chilometri, senza andare, però, a Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone.
Perché da oggi a determinare se siamo in zona gialla, arancione o rossa non sarà la regione, ma la data.
Fino a mercoledì non cambia niente: negozi e ristoranti aperti, spostamenti consentiti.
Le novità dell'ultimo decreto, approvato dal Consiglio dei Ministri ieri notte e subito pubblicato in Gazzetta Ufficiale, scattano da giovedì 24, l'inizio delle feste.
La regola generale è questa: festivi e prefestivi, zona rossa, altri giorni, zona arancione.
Quindi: vigilia, Natale e Santo stefano rosse, ma anche il 27, che è domenica, e di nuovo l'ultimo dell'anno e Capodanno, il due e il tre gennaio, che cadono di fine settimana, il 5 e l'Epifania.
A occhio rimane poco: ed effettivamente a fronte di 10 giorni rossi ce ne sono solo 4 arancioni: l'elenco è presto fatto: 28, 29 e 30 dicembre, più il 4 gennaio.
Nei festivi e prefestivi non ci si potrà spostare se non per le ragioni che sappiamo, lavoro, salute, emergenza, assistenza a un non autosufficiente.
Si può tornare al luogo di residenza, domicilio o dal proprio partner. E nella lista rientra a sorpresa, dopo le precisazioni del governo, anche la seconda casa, purché sia in regione e con un solo spostamento al giorno.
Permesso, ovviamente, fare la spesa, sport vicino casa o andare a messa. Si potranno avere al massimo due ospiti in casa, senza contare gli under 14 che sono fuori quota.
I negozi aperti sono solo quelli essenziali: alimentari farmacie edicole, ma anche abbigliamento, giocattoli e parrucchieri, ad esempio.
Sembre chiusi, invece, bar e ristoranti, che dovranno tenere le saracinesche abbassate anche nei giorni arancioni, quando tutte le altre attività potranno stare aperte fino alle 21.
Per questo sono stati stanziati 645 milioni per i ristori. Rimarrà vietato uscire dal proprio comune, con delle deroghe per i comuni sotto i 5mila abitanti, come chiesto anche dalla nostra regione, dove soprattutto in montagna non mancano i piccoli centri.
Permesso muoversi in un raggio di 30 chilometri, senza andare, però, a Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone.