"La rete sociale non riesce a intercettare chi si isola"

A Trieste, due casi in pochi giorni: un giovane morto in uno scoppio e padre e figlio ritrovati sepolti in casa. Il Covid ha acuito il disagio

"La rete sociale non riesce a intercettare chi si isola"
Due episodi di disagio sociale dall'epilogo devastante in una settimana. Due facce di una città in cui, accanto a tanto ordine e tanta bellezza, convivono abissi di disperazione. Succede a Trieste, anche se potrebbe accadere ovunque. Ma è qui che la cronaca ha registrato tre decessi in pochi giorni, avvenuti in quel mondo sommerso che si sviluppa proprio al di sotto del confine dell'assistenza.


Un anziano padre e suo figlio trovati senza vita in mezzo a cumuli di oggetti raccolti in modo compulsivo, morti da giorni, forse settimane. Qualche giorno prima un giovane uomo bruciato nell'esplosione del proprio alloggio in un quartiere popolare. Forse con problemi di tossicodipendenza. Nessuno di loro era seguito dai servizi sociali.

Spiega l'assessore comunale Grilli: "Noi ci attiviamo nei casi di gravi difficoltà finanziarie, di minori, di anziani in difficoltà. Ma se qualcuno si chiude in se stesso, non cerca aiuto, e se non c'è nessuno che fa attivare i servizi per lui, sono casi difficili da intercettare". Grilli paragona situazioni come queste ad un tappeto di carta velina, dove basta poco per ricevere un supporto e una risposta positiva, ma anche per cadere in una situazione da cui si crede di non poter più uscire.

Eppure Trieste ha una storia e un'ampia esperienza di rete territoriale, sia sociale sia sanitaria. Accanto al Comune c'è l'Azienda sanitaria, con i suoi distretti, i dipartimenti delle dipendenze e di salute mentale, e poi le associazioni di auto aiuto, le parrocchie. Ma la pandemia ha sferrato un duro colpo.

Il dipartimento delle dipendenze dell'Asugi, ad esempio, ha dovuto ridimensionare o rendere virtuali le attività di gruppo e raddoppiare l'attività domiciliare per non depotenziare eccessivamente i percorsi di assistenza, riabilitazione e reinserimento. E ad essere quasi disintegrata dall'emergenza Covid è stata la rete naturale, quella non istituzionale che si crea nella vita di comunità e di vicinato, che spesso è la prima a segnalare le situazioni di disagio.