Più infortuni sul lavoro, ma mancano ispettori per i controlli

Quelli delle aziende sanitarie in parte dirottati sull'emergenza Covid

Più infortuni sul lavoro, ma mancano ispettori per i controlli
Sono ripartite le attività. C'è bisogno di fare in fretta, essere svelti, chiudere le commesse. A discapito della sicurezza sul lavoro.

Si può spiegare anche così l'aumento, netto, di infortuni sul lavoro in regione. Di anno in anno sono in crescita le denunce, con la sola eccezione del 2020, quando le aziende però hanno parzialmente chiuso per pandemia.

Ma è anche l'aspetto dei controlli in azienda ad essere in sofferenza. 

Gli organici dell'ispettorato nazionale del lavoro, che coordina anche le attività di INAIL e INPS, sono ridotti all'osso. 

Un'emorragia di ispettori tra pensionamenti, crescita dei profili amministrativi e difficoltà di effettuare le ispezioni durante l'emergenza sanitaria.

Al momento gli ispettori in Regione che si occupano solo di salute e sicurezza sul lavoro sono 4, uno per provincia.
Ne servirebbero il triplo, indica Stefano Marconi, il capo struttura interregionale. Si occupano solamente del settore edile e ferroviario, ma sono comunque quattro in tutto per battere tutti i cantieri della regione. Che, anche grazie ai superbonus, sono spuntati come funghi nell'ultimo anno. 

Una regione comparabile alla nostra come popolazione e territorio, le Marche, ha più del doppio degli ispettori rispetto alla nostra.

Gli ispettori del ministero sono affiancati dai tecnici delle aziende sanitarie locali, dagli organici molto più folti. Basti pensare che sono 17 nell'area giuliano isontina e 22 in quella udinese. 

Riescono a ispezionare 3 aziende e un cantiere al giorno, ma anche qui i problemi non mancano. Spesso chi vince il concorso in regione, e viene da fuori, dopo il primo anno di formazione chiede il trasferimento. E così le aziende rimangono sguarnite. 

Non solo: dopo il primo lockdown, in provincia di Udine per forza di cose le verifiche si sono concentrate principalmente nel rispetto delle misure anti-contagio, e durante le ondate pandemiche molti tecnici sono stati dirottati sulle attività di tracciamento. 

Un'interruzione parziale delle attività di vigilanza che potrebbero compromettere il raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza fissati per l'anno.