Immigrazione: il governo decreta lo stato di emergenza. Le reazioni in regione

Cosa potrebbe cambiare per una regione di frontiera come la nostra, porta d'ingresso della rotta balcanica, lo stato d'emergenza proclamato dal governo

Immigrazione: il governo decreta lo stato di emergenza. Le reazioni in regione
Tgr Rai
Scarpe di migranti in un centro di prima accoglienza

La dichiarazione dello stato d'emergenza sulla questione migranti decretata dal governo permette, tra le altre cose, di andare in deroga al codice degli appalti e di non indire le gare previste in situazioni ordinarie. Il decreto potrebbe accelerare anche la costruzione dell'hotspot del Friuli Venezia Giulia di cui si parla da anni. Una possibile struttura è stata già individuata, ma non si sbilancia oltre il prefetto di Trieste Pietro Signoriello, secondo cui l'hotspot andrebbe fatto comunque nella zona triestina.

Signoriello accoglie con favore il decreto perché gli arrivi sono quadruplicati nei primi tre mesi. Parere positivo anche sulla probabile nomina come commissario straordinario di Valerio Valenti, che conosce bene queste zone avendo svolto il ruolo di prefetto a Trieste. Favorevole allo stato di emergenza il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. Ma, avverte Fedriga, la soluzione del problema passa per l'Europa e per la collaborazione tra gli Stati della rotta balcanica, Slovenia compresa, con cui bisogna "rafforzare le relazioni per procedere con le riammissioni informali com'è avvenuto in passato". Le parole di Fedriga seguono quelle di Matteo Salvini, che aveva minacciato il ritorno dei controlli ai confini in caso di mancato accoglimento delle riammissioni dalla Slovenia. Le sue parole hanno avuto una certa eco a Lubiana, che ha dovuto incassare anche la proroga dei controlli alla frontiera da parte austriaca. Il console sloveno a Trieste Gregor Šuc annuncia che ci saranno delle risposte dal suo governo.