In centinaia hanno manifestato a Trieste in piazza Unità contro la chiusura da parte dell'Azienda sanitaria universitaria giuliana isontina dei consultori familiari di San Giacomo e San Giovanni, la metà delle strutture di questo tipo in città. Si tratta delle prime e fondamentali strutture che assicurano a tutti un approccio rapido e semplice alla sanità, soprattutto per mamme e bambini, e su temi come contraccezione, maternità, relazioni familiari e di coppia, salute dei nuclei familiari fragili o problematici. ”E' un servizio ad accesso diretto - si legge sullo stesso sito si Asugi - fortemente orientato alla promozione della salute, all'accoglienza e alla presa in carico di prima istanza, a livello domiciliare, ambulatoriale e negli ambienti di vita delle persone".
Un Comitato cittadino composto da diverse realtà lotta ormai da tempo contro la chiusura delle due strutture. Quelle che rimarrebbero in funzione (Roiano e Valmaura, in virtù dell'accorpamento) servirebbero teoricamente più di 100 mila persone ciascuna, anziché le 20 mila previste dalla normativa. Secondo Asugi l'accorpamento presenterebbe alcuni importanti vantaggi: orari più ampi e più personale a disposizione. Ma il Comitato, che a fine maggio era stato ascoltato in sede di commissione consiliare (anche se il Comune non è coinvolto) insiste con le preoccupazioni, oggi condivise da numerosi cittadini.
"Vogliamo che tutti i consultori di Trieste rimangano aperti e che ne aprano altri; che quelli che ci sono vengano migliorati, finanziati adeguatamente e aperti alla partecipazione effettiva della popolazione". Così il testo del comunicato con il quale veniva annunciata la manifestazione.