Nei boschi del Carso tracce dei passaggi dell'umanità in fuga

La pulizia dei sentieri nei boschi di Dolina fa scoprire una distesa di oggetti abbandonati dai migranti durante il cammino per arrivare in Italia

Il viaggio - breve - dei volontari e dei loro mezzi comincia da uno dei punti in cui si conclude la cosiddetta rotta balcanica. Quando si riaffacciano a panorami urbani dopo aver camminato talvolta per giorni nei boschi, i migranti si liberano di ciò che forse non servirà più: i vestiti sporchi, tute e giacche a vento lacerate dai rovi, scarpe, coperte, effetti per l'igiene personale, interi zaini. Difficile non fermarsi a riflettere davanti a una distesa di panni abbandonati. I boschi alle porte di Trieste non sono mai stati così pieni di oggetti che testimoniano di un'umanità in fuga e che qualcuno vorrebbe senza identità, quando queste sono invece tracce di persone, ognuna con una storia.
Ma qui, a Dolina, i volontari a due passi dalla Val Rosandra, i volontari si sono dati appuntamento per liberare la natura di qualcosa che non le appartiene. I bellissimi sentieri di questa zona, verso il Monte Carso sono ogni anno la meta di centinaia di escursionisti, ciclisti, gitanti. E spesso anche loro lasciano rifiuti in modo immotivato.