Commercio. Si salvano solo farmacie e supermercati, il resto affonda

Vendite calate del 50 per cento in tre giorni. I presidenti di Confcommercio chiedono la cassa integrazione per il settore. Il turismo preoccupa maggiormente: a Trieste cancellazioni fino all'80 per cento

Un comparto che se la crisi sanitaria continuasse, rischierebbe di essere messo in ginocchio.

Tolti supermercati e farmacie, il coronavirus ha fatto registrare in soli tre giorni il 50% del calo delle vendite nei negozi della regione.

Per cercare di dare risposte a commercianti, esercenti, ristoratori e, in genere, agli imprenditori del terziario, i quattro presidenti provinciali di Confcommercio della regione si sono trovati questa mattina (giovedì 27 Febbraio 2020) in videoconferenza per far fronte comune. 

Hanno chiesto alla Regione la cassa integrazione per il comparto del commercio, oltre a una campagna di informazione più moderata sull'emergenza.

Per quello che riguarda Confidi, come già successo a Udine e Pordenone, anche a Trieste e Gorizia ci saranno finanziamenti fino a 100mila euro per le aziende in crisi, con uno spostamento di sei mesi per i pagamenti.
 
A preoccupare maggiormente è comunque la filiera turistica. Nel capoluogo la percentuale di riempimento delle stanze di albergo arriva al 10%, con un tasso di cancellazioni e disdette per la provincia che ha raggiunto l'80% per il mese di febbraio e il 40% per il mese di marzo; numeri analoghi nel resto della regione, con gli operatori preoccupati anche per aprile quando ci saranno Pasqua e il ponte di fine mese.

Turismo però non significa solo alberghi: ristorazione e servizi (come ad esempio autonoleggi e pullman), hanno avuto cali di prenotazioni nello stesso ordine.