Aziende in difficoltà per il covid che viene dall'est Europa

Commesse congelate, importazioni di materie prime ferme. I problemi delle ditte del Fvg che hanno sedi o fornitori all'estero e che temono un nuovo lockdown

Quarantena per chi proviene dai Balcani. è questa l'ipotesi sulla quale la Regione sta lavorando, con pressing su Roma. Il Governatore Fedriga ha già parlato personalmente con il ministro alla Sanità Speranza, chiedendo di prendere provvedimenti.

La vicina Slovenia lo ha già fatto: 290 persone provenienti da Bosnia Erzegovina, Serbia e Macedonia sono state bloccate dalle autorità sanitarie di Lubiana.

"Noi dobbiamo riaprire scuole e università a settembre - dice con forza il vice governatore Riccardi - non possiamo permetterci una nuova emergenza". 

Rimane ancora da capire se la Croazia - con i suoi nuovi 86 casi di ieri (04/07/2020) - potrebbe essere inserita nella lista nera. Sta di fatto che la riacquistata mobilità delle persone ha portato a nuovi focolai. L'ultimo di Trieste di 8 casi - isolato in 24 ore con 120 tamponi - sembra dipenda dall'ingresso di autotrasportatore proveniente dall'est. 

E sono tante le imprese che hanno sedi, filiali fabbriche nell'est Europa. "A Belgrado dovevo chiudere un importante ordine. rinviato per l'ennesima volta" - racconta Pompeo Tria della Step impianti di Trieste, con fabbriche in Bosnia ed Erzegovina. Altri 5 milioni di lavori sono fermi negli Stati Uniti causa covid. "Abbiamo preso nuove commesse locali per garantire lavoro ai nostri 200 dipendenti ma siamo preoccupati", conclude. 
 
Appena rientrati dalla cassa integrazione anche i mille dipendenti della Ilcam di Cormons, colosso friulano nella produzione di frontali e ante legno. Legno che viene da Timisoara. Lo stabilimento non ha contatti con la sede italiana da 6 mesi. Lo stesso titolare Pierluigi Zamò ha rinviato ogni trasferta. E i camionisti che arrivano scaricano la merce e ripartono senza entrare in stabilimento, precisa Zamò. 

Per quanto riguarda l'autotrasporto nazionale e internazionale preoccupato è Bernarndino Ceccarelli; nelle sedi di Udine e Trieste decine di camion a settimana con autisti, e mezzi presi a noleggio da fuori, vengono, caricano e vanno via, ma "siamo preoccupati - dice - perché l'economia è appena ripartita e un nuovo stop sarebbe devastante".