Mano nella mano, Mattarella e Pahor sui luoghi della memoria a Trieste

I Presidenti della Repubblica italiana e di quella slovena insieme davanti alla foiba di Basovizza e al monumento ai fucilati sloveni. L'immagine simbolo di un nuovo capitolo nel percorso di convivenza

Per mano, davanti alla foiba e al monumento ai fucilati del tigr. Un modo di dimostrare insieme la volontà di costruire, sulla memoria di un passato di violenze e divisioni, un futuro di unità. Immagini che rimarranno nella storia, quella di Borut Pahor e Sergio Mattarella sull'altopiano carsico.

Forse ancora più dell'atto formale che è all'origine di questa giornata: La firma del protocollo di restituzione del Narodni dom alla minoranza slovena, avvenuta in Prefettura. 

"Oggi è un giorno di festa", ha detto il Presidente sloveno. E nello stesso senso simbolico va la consegna delle onorificenze delle due nazioni allo scrittore  Boris Pahor, avvenuto sempre in Prefettura.

Con questo testimone del novecento, e dei suoi orrori sul confine orientale, che ha voluto dedicarle alle persone conosciute e morte nei lager, e a tutte le vittime del nazifascismo e della dittatura comunista.

Il presidente della Regione Fedriga mette in secondo piano le polemiche sulla bandiera italiana allo stesso livello di quella slovena alla foiba, sull'omaggio ai fucilati del tigr, e sulla stessa restituzione del Narodni dom.

Impegno preso dallo Stato, spiega Fedriga, e per questo da onorare. Sulla stessa linea il sindaco di Trieste Dipiazza, che si augura che questo sia un passo importante nel superamento delle divisioni del secondo dopoguerra in città.

(nel servizio le interviste al presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, e al sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza)