Staffette e furgoni per passare dai valichi secondari

Le strategie dei passeur attivi lungo il confine italo-sloveno. I migranti vengono portati in Friuli evitando loro il rischio di respingimento

Una volta, trent'anni fa, per varcare i confini secondari c'era la propustnica, un lasciapassare per i soli residenti. I valichi erano aperti solo di giorno, e la notte venivano sbarrati. E' da qui, secondo gli investigatori, che la notte i passeur aggirano l'accordo tra Italia e Slovenia che prevede il respingimento per chi viene trovato entro una fascia di 10 km dal confine. Una macchina, o una moto, procede in avanscoperta e avvisa l'autista del furgone, del camper o delle auto che trasportano i migranti in caso di controlli. 
Le questure di Udine e Gorizia e la Polizia di frontiera cercano di sorvegliarli il più possibile, ma le pattuglie a disposizione sono poche. "Altro che fototrappole - si lasciano sfuggire gli agenti - basterebbero le telecamere che ci sono nei centri delle città".
Al valico di Vencò troviamo una camionetta dell'esercito: è qui dalle 7 di mattina, i militari hanno la consegna di fermare e controllare qualsiasi furgone o mezzo sospetto. I rinforzi da Roma, del resto, sono stati finora soltanto promessi: servono uomini e mezzi.
Il confine è lungo, ci sono decine di valichi, senza contare quelli agricoli, e i passeur trovano modi sempre nuovi di far passare i migranti provenientei dalla "rotta balcanica". Un rischio evidentemente redditizio, visto che alcuni migranti avrebbero raccontato di essere arrivati in macchina da Trieste, dove avevano superato la frontiera già a bordo.
Rispetto a chi passava a piedi nei sentieri del Carso negli scorsi mesi, chi viene trovato a Udine indossa abiti puliti, ma è in condizioni fisiche peggiori e soprattutto senza telefonino: darebbe troppi indizi a chi cerca di combattere con armi spuntate il business dei trafficanti di uomini.