Interinale in Regione il capo di Casapound Trieste, col megafono in aula

Ha un contratto di lavoro a termine alla Direzione salute. Riccardi: "Non è dipendente diretto, non possiamo sanzionarlo, ma qualcosa faremo". Lega e Centrodestra blindano Calligaris: "Ha chiesto scusa già in aula". Pd e M5S: va sospeso

Il vicepresidente della Regione e assessore alla Sanità Riccardo Riccardi annuncia provvedimenti diretti al leader di Casapound Trieste, Francesco Clun, che lavora da interinale nella direzione Sanità come amministrativo.

"E' inaccettabile non intervenire", afferma, "ma non essendo un dipendente della Regione non possiamo sanzionarlo. Stiamo valutando il da farsi".

Clun è uno di coloro che sono stati identificati e denunciati per l'irruzione di ieri mattina (il 4 agosto 2020), quando un gruppo di una quindicina di persone ha interrotto i lavori della sesta commissione.

Era lui a reggere il megafono che ha amplificato il suo proclama anti-immigrazione.

A chiederne il licenziamento in mattinata Patto per l'autonomia con il capogruppo Massimo Moretuzzo.

Intanto il centrodestra fa quadrato attorno ad Antonio Calligaris. Il consigliere della Lega battibeccando con i militanti del movimento estremista ha detto "sono uno di quelli che ai migranti sparerebbe".

Il presidente della sesta commissione Giuseppe Sibau, eletto con Autonomia responsabile, colui che potrebbe proporre sanzioni all'Ufficio di presidenza sulla base del regolamento, dice di non aver intenzione di farlo.

Una richiesta sospensione era stata annunciata ieri dal vicepresidente dell'aula Francesco Russo, del Pd, partito che vorrebbe una presa di posizione del governatore Massimiliano Fedriga.

"Non approvo il contenuto delle parole di Calligaris", sostiene Sibau, "ma il consigliere ha parlato in contrapposizione al gruppo di Casapound e ha subito chiesto scusa già in aula due o tre volte; è venuto a dirmi che gli è scappata una cavolata", ha aggiunto Sibau.

La Lega respinge al mittente le richieste di dimissioni di Calligaris arrivate da Partito democratico e Movimento cinque stelle. Per il capogruppo Mauro Bordin bastano le scuse chieste dal consigliere isontino, che si è detto turbato dai torni e dal significato delle parole usate: "non era mia intenzione istigare alla violenza".