La stretta su bar e ristoranti, un incubo per i gestori

"Non dormiamo la notte per escogitare qualche soluzione che ci salvi". Si quantificano le possibili perdite: "Il 30 o 40 per cento"

"La gente di passaggio arrivava al banco, prendeva un calice in qualche minuto e se ne andava. Ora non succederà più, è brutto lavorare così".
Niente consumazione in piedi dopo le 18. La misura contenuta nell'ultimo decreto del governo penalizza soprattutto i locali più piccoli o con pochi posti a sedere. In questa enoteca di Pordenone ad esempio si stanno attrezzando con un sistema di prenotazioni: si potrà consumare solo seduti riservando il posto.
"La notte invece di dormire si pensa alle strategie da adottare l'indomani per lavorare. Quanto lavoro potrete perdere? Senz'altro il 30-40 percento".
Silvano Stocca, vicepresidente Fipe Pn: "Se il locale è in gestione familiare allora può ancora reggere, se ha dipendenti non ce la fa sicuramente".
Preoccupa anche il nuovo limite di 6 persone per tavolo, che inizia a far perdere prenotazioni. "I piccoli gruppi familiari che avevano prenotato per qualche evento e qualche cerimonia non verranno".
Altre voci: "C''è qualcosa che non va, non riesco a capire queste restrizioni sempre per i bar e ristoratori". "Non capisco: fino a poco fa andava bene il tavolo da 20 persone, adesso non più".
Piace invece la possibilità lasciata ai sindaci di decidere eventuali chiusure di vie o piazze della movida dopo le 21. Alberto Marchiori, presidente Ascom-Confcommercio Pordenone: "I sindaci sono gli amministratori più vicini al territorio e hanno la sensibilità giusta per fare le giuste valutazioni".