Migranti, un digiuno contro i respingimenti sulla rotta balcanica

L'iniziativa del Consorzio italiano di solidarietà prevede l'astensione dal cibo per 24 ore di un uomo e una donna.

Intende chiedere la fine dei cosiddetti respingimenti informali sulla rotta balcanica l'iniziativa di digiuno avviata da Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà, e da Silvana Cremaschi, consigliere regionale nella legislatura precedente,  che prevede l'astensione dal cibo per 24 ore di un uomo e una donna.

Lunedì sarà il turno della docente Daniela Dose e di don Mario Vatta, fondatore della Comunità di San Martino al Campo, in una staffetta quotidiana a cui hanno aderito più di 100 tra sacerdoti, lavoratori, consiglieri comunali e regionali, giornalisti e pensionati del territorio.

Il progetto, che sarà  documentato sul sito Sconfini.net, intende attirare attenzione sull'accompagnamento al di là della frontiera di migranti senza che ci siano documenti di mancata validità di richiesta d'asilo, un fenomeno già emerso anche in regione.

Secondo i dati presentati dal Viminale e riportati dal deputato di Leu Erasmo Palazzotto nell'interrogazione a risposta immediata di mercoledì scorso infatti "la polizia di frontiera di Trieste e Gorizia da gennaio a metà novembre 2020 ha respinto 1.240 migranti e richiedenti asilo, a fronte dei 237 del 2019".

I respingimenti, in violazione alle norme sul diritto d'asilo e registrati anche in Slovenia e Croazia, hanno come destinazione le tendopoli della Bosnia. Spesso, a detta di associazioni umanitarie e testate internazionali, includono maltrattamenti e violenze.