Parole sagge lasciate in eredità

Invita a rlflettere la poesia sul covid scritta dal poeta-muratore Ciro Di Gleria, custode delle tradizioni e della storia di Paularo, che l'ha donata al suo medico di famiglia per trasmetterla alle giovani generazioni

La sua intensa preghiera contro il covid, Ciro Di Gleria, classe 38, memoria storica e oracolo vivente della sua Paularo, l'ha composta con la vecchia macchina per scrivere, nelle lunghe giornate di solitudine forzata. Lassù dove il virus a novembre  ha fatto 200 contagi e una decina di morti tra le appena duemila anime del paesino carnico.

Muratore poeta dalla pluripremiata vocazione, che da autodidatta ha sempre seguito con costante impegno, impastando con la stessa passione calcina e parole. Nei versi, prezioso glossario di vocaboli friulani decaduti, chiama il covid castigo e condensa il dramma e lo sconvolgimento che ha provocato, visti con gli occhi resilienti della gente di montagna, comunità dall'umanità e sensibilità altre, e di chi la tragedia l'ha già vissuta con la guerra e il sisma del 76.

Voce l'ho scritta pensando alla povera gente che moriva, ai medici e infermieri, a mia figlia infermiera nel reparto covid a Tolmezzo, alla vita di ieri dimenticata e a quella di oggi che non sappiamo dove ci porta questa nuova vita.

Si considera un sopravvissuto e nella sua partecipazione pensosa alla pandemia, da custode del suo microcosmo e dei valori di quanti come lui hanno impostato la vita sul sacrificio invita a riflettere sulla fragilità umana, sul senso di vuoto, sulle tante esistenze ed esperienze perdute che nessuno potrà mai sostituire