Comunità montane pordenonesi, una scia di polemiche e ricorsi annunciati

La recente Conferenza dei sindaci ha optato a maggioranza, con voto favorevole di 18 comuni su 27, per il nuovo assetto che scontenta molti

La montagna pordenonese non è mai stata così divisa. La recente Conferenza dei sindaci ha optato a maggioranza, con voto favorevole di 18 comuni su 27, per il nuovo assetto che conclude l'esperienza delle Uti e che vede l'area montana e pedemontana del Friuli Occidentale organizzata in due comunità: Est e Ovest. Scelta mal digerita da alcuni sindaci, e che ha creato divisioni tra territori storicamente legati. Spaccata la Valcellina: Maniago è finto nell'area dello Spilimberghese, diversamente da quanto deciso dal Consiglio comunale, ed è già pronto a fare ricorso al Tar. Finisce a Est anche Montereale, ma per sua scelta. Altra frattura quella tra Erto e Casso da una parte e Vajont dall'altra. Scontenti pure gli amministratori della Val Tramontina, divisi da Meduno, e orfani di Maniago, così come Frisanco. Divisioni che stanno portando con sé una scia di polemiche politiche. "Una partita autolesionista e la dimostrazione del fallimento della Giunta Fedriga nella gestione dei territori", per la consigliera regionale del Pd, Da Giau; "un esito fallimentare e dai ricorsi annunciati" per il capogruppo regionale dei Cittadini, Centis. Chiedono che si rispetti la sovranità dei Comuni i consiglieri del Patto per l'Autonomia Moretuzzo e Bidoli. Il consigliere Basso di Fratelli d'Italia replica accusando di volontà "di affossare il progetto". Mentre parla di "opposizione antidemocratica" la consigliera Piccin di Forza Italia e di "strumentalizzazione della vicenda" Turchet della Lega. "I due enti ora cerchino forme di collaborazione per lo sviluppo della montagna" commenta Zanon del Gruppo Misto: "proprità è evitare l'ulterore spopolamento dei piccoli centri".