Mascherine "incriminate"
Sequestrate dalla Gdf centinaia di migliaia di mascherine ffp3 non a norma, destinate a sanitari e poliziotti
Non sono in dotazione alla protezione civile regionale e dunque neppure agli operatori della sanità pubblica del Friuli Venezia Giulia le mascherine sequestrate dalla guardia di finanza gli scorsi mesi e destinate prevalentemente alla Asl di Torino e alla poliza di stato.
Mascherine FFP3 del modello Era prodotte dalla turca Basaran , certificate sempre a Istanbul con il marchio 2163 dall'ente Universal, risultate non a norma dagli studi del politecnico di Torino e di un ente certificatore italiano: i valori di penetrazione e di esposizione dovrebbero essere inferiori all'1% per poter essere marchiate FFP3: in nessuno dei lotti analizzati con l'olio di paraffina o con il cloruro di sodio questi valori erano rispettati.
Le mascherine, sequestrate al porto di Trieste dalla guardia di finanza con la collaborazione della dogana negli scorsi mesi e su cui la Procura di Trieste ha aperto un fascicolo, erano state importate da Brekka, azienda milanese non indagata e che si considera parte lesa: grazie a un accordo con il ministero della famiglia turco, la merce sarà restituita al produttore e su ordine della procura non potrà più tornare in Europa.
Si tratta di centinaia di migliaia di dispositivi di protezione individuale, 480mila squestrate a Trieste e 270mila a Novara.
La stessa procura ha disposto contestualmente il sequestro di tutti i dispositivi come quelli oggetto dell'indagine sull'intero territorio italiano. E verifiche potrebbero esserci anche i milioni di mascherine FFP2, di centinaia di marchi, certificate dalla stessa Universal per conto di produttori prevalentemente cinesi e turchi.
Sono tuttora facilmente reperibili in farmacie, catene della grande distribuzione e sulle piattaforme online: ad accomunarle il codice 2163 posto dopo il CE che dovrebbe confermarne la conformità. Ma che nel caso di quelle fermate dalle fiamme gialle di Trieste non hanno superato i test.
Mascherine FFP3 del modello Era prodotte dalla turca Basaran , certificate sempre a Istanbul con il marchio 2163 dall'ente Universal, risultate non a norma dagli studi del politecnico di Torino e di un ente certificatore italiano: i valori di penetrazione e di esposizione dovrebbero essere inferiori all'1% per poter essere marchiate FFP3: in nessuno dei lotti analizzati con l'olio di paraffina o con il cloruro di sodio questi valori erano rispettati.
Le mascherine, sequestrate al porto di Trieste dalla guardia di finanza con la collaborazione della dogana negli scorsi mesi e su cui la Procura di Trieste ha aperto un fascicolo, erano state importate da Brekka, azienda milanese non indagata e che si considera parte lesa: grazie a un accordo con il ministero della famiglia turco, la merce sarà restituita al produttore e su ordine della procura non potrà più tornare in Europa.
Si tratta di centinaia di migliaia di dispositivi di protezione individuale, 480mila squestrate a Trieste e 270mila a Novara.
La stessa procura ha disposto contestualmente il sequestro di tutti i dispositivi come quelli oggetto dell'indagine sull'intero territorio italiano. E verifiche potrebbero esserci anche i milioni di mascherine FFP2, di centinaia di marchi, certificate dalla stessa Universal per conto di produttori prevalentemente cinesi e turchi.
Sono tuttora facilmente reperibili in farmacie, catene della grande distribuzione e sulle piattaforme online: ad accomunarle il codice 2163 posto dopo il CE che dovrebbe confermarne la conformità. Ma che nel caso di quelle fermate dalle fiamme gialle di Trieste non hanno superato i test.