Quell'aprile 2020 in cui si dimezzarono i ricoverati in terapia intensiva

Quest'anno migliora troppo lentamente l'occupazione dei posti letto per pazienti gravi e gravissimi: -8% nei primi dieci giorni del mese rispetto al -45% di 12 mesi fa

L'epidemia è in lenta contrazione in Friuli Venezia Giulia, anche se con un andamento molto diverso a 12 mesi fa: un paragone è difficile per le mille variabili e differenze che ci sono state. I vaccini e i diversi numeri di partenza, innanzitutto, ma anche le misure restrittive e l'arrivo della variante inglese.

Un anno fa eravamo in lockdown duro e si cominciava a parlare di prime timide aperture per fine mese, mentre ora si torna in zona arancione dopo comunque aver avuto più libertà seppure in zona rossa. 

Ricavare qualche indicazione dai paragoni, è comunque possibile: gli attualmente positivi nei primi dieci giorni di aprile sono crollati del 23%, nel 2020 la curva era in salita, dato che fa ancora più impressione se si pensa che i tamponi effettuati sono di media anche cinque volte superiori. 

Scendono in maniera analoga i ricoveri ospedalieri nello stesso periodo preso in considerazione: del 16% l'anno scorso, del 21% quest'anno, anche se la pressione ospedaliera è diversa partendo da numeri ben più alti. Quello che peggiora, o meglio, migliora troppo lentamente è la saturazione dei letti in terapia intensiva.

Con una situazione di partenza analoga (il primo aprile dell'anno scorso ci fu il picco della prima ondata con 60, quest'anno è stato qualche giorno più tardi con 86), nel 2020 nei primi dieci giorni di aprile il numero di pazienti crollò, praticamente dimezzandosi, discesa molto meno marcata nel 2021.

E' questo il dato che in questo momento importa di più: riuscire a liberare un'altra ventina di posti in rianimazione significherebbe tornare sulla soglia del 30% di occupazione, e cominciare a ripianificare l'apertura dei reparti chiusi. Permettendo un lento ritorno alla normalità, esattamente come accaduto nella seconda metà della scorsa primavera.