Nuova scoperta cambia la storia di Aquileia: non fu distrutta da Attila

Lo scavo di una nuova piazza e di accessi al Natissa provano che la città romana prosperò anche nel secolo successivo all'invasione degli Unni

Le ricognizioni geofisiche prima e le analisi delle immagini riprese dal drone poi. Ma nel mezzo, a far tornare alla luce la piazza che riscrive la storia di Aquileia sono stati i tradizionali attrezzi del mestiere dell'archeologo: penneli, spazzolini, vanghe, secchi.

Nuove e vecchie tecnologie utilizzate nell'ultima campagna di scavo dimostrano che quella che in passato fu una grande città romana non fu rasa al suolo da Attila. Perché la piazza, e un sistema di rampe collegate al fiume Natissa, sono di epoca successiva all'invasione unna.

Patrizia Basso guida gli scavi, che riprenderanno a giugno, realizzati dall'Università di Verona con il supporto della Fondazione Aquileia e della sovrintendenza. E con un sostanzioso aiuto della tecnologia, a partire dalle tecniche di indagine del sottosuolo che precedono gli scavi, mentre continuano in laboratorio le analisi di tutti i materiali raccolti.