Dossier migranti: arrivi stabili, in aumento i trasferimenti fuori regione
Cresce anche l'accoglienza diffusa a Trieste dove nella sede della Curia le 4 associazioni di riferimento hanno presentato il dossier statistico sul sistema di accoglienza e protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati
A Trieste nell'anno della pandemia non si é fermato il flusso di arrivi di rifugiati provenienti dalla rotta balcanica. 2600 nel 2020, 2900 l'anno precedente. Una sostanziale stabilità é stato detto alla conferenza stampa di presentazione del report statistico 2020 presentato dalla Caritas.
Tanti però i trasferimenti fuori regione 1.864 e l'80% dei quali é avvenuto subito dopo il periodo di quarantena. Quindi queste persone sono state spostate prima di inserirsi nel contesto locale. 381 invece quelle effettivamente accolte nel territorio nelle case e negli appartamenti, appartamenti cresciuti in quest'ultimo anno che passano da 144 di prima ai 175 attuali nell'ottica dell'accoglienza diffusa del sistema Trieste.
"Quasi non esistono più centri di accoglienza ma tutti vivono una vita normale in appartamenti e civili abitazioni", afferma Gianfranco Schiavone dell'ICS.
193 i lavoratori che si occupano di accoglienza nelle 4 strutture del territorio. L'anno precedente erano ben di più 235.
Ma come stanno le persone che attraversano i Balcani? Male, dicono i medici che gratuitamente si occupano di fornire loro l'assistenza sanitaria.
Andrea Colaretta della Associazione umanitaria DONK spiega che "sono stati respinti in particolare sui confini con violenza e di questa la violenza che hanno subito, in questi ultimi tempi più marcata, ne portano i segni sul corpo, sul loro morale e sulla loro psiche".
Le parole del capo della polizia di frontiera, il prefetto Massimo Bontempi che ieri a Trieste ha detto che le riammissioni in Slovenia potrebbero in futuro riprendere sono state definite illegali dalle associazioni di accoglienza.
"Perchè viene loro impedito di presentare richiesta di asilo - spiega ancora Schiavone - e le persone vengono rimandate in Slovenia non come richiedenti asilo ma come irregolari cosa che non sono, il prefetto Bontempi sa che ciò non è possibile".
Tanti però i trasferimenti fuori regione 1.864 e l'80% dei quali é avvenuto subito dopo il periodo di quarantena. Quindi queste persone sono state spostate prima di inserirsi nel contesto locale. 381 invece quelle effettivamente accolte nel territorio nelle case e negli appartamenti, appartamenti cresciuti in quest'ultimo anno che passano da 144 di prima ai 175 attuali nell'ottica dell'accoglienza diffusa del sistema Trieste.
"Quasi non esistono più centri di accoglienza ma tutti vivono una vita normale in appartamenti e civili abitazioni", afferma Gianfranco Schiavone dell'ICS.
193 i lavoratori che si occupano di accoglienza nelle 4 strutture del territorio. L'anno precedente erano ben di più 235.
Ma come stanno le persone che attraversano i Balcani? Male, dicono i medici che gratuitamente si occupano di fornire loro l'assistenza sanitaria.
Andrea Colaretta della Associazione umanitaria DONK spiega che "sono stati respinti in particolare sui confini con violenza e di questa la violenza che hanno subito, in questi ultimi tempi più marcata, ne portano i segni sul corpo, sul loro morale e sulla loro psiche".
Le parole del capo della polizia di frontiera, il prefetto Massimo Bontempi che ieri a Trieste ha detto che le riammissioni in Slovenia potrebbero in futuro riprendere sono state definite illegali dalle associazioni di accoglienza.
"Perchè viene loro impedito di presentare richiesta di asilo - spiega ancora Schiavone - e le persone vengono rimandate in Slovenia non come richiedenti asilo ma come irregolari cosa che non sono, il prefetto Bontempi sa che ciò non è possibile".