Cgil: "5mila posti a rischio a Udine con lo sblocco dei licenziamenti"

Le aziende che facevano ricorso alla cassa integrazione covid possono nuovamente licenziare, fatta eccezione per quelle del settore tessile e quelle in crisi. Udine la provincia che potrebbe essere più colpita

Tra i 4mila e i 5mila posti di lavoro sarebbero a rischio in provincia di Udine a partire da giovedì 1° luglio, data che il governo ha fissato come termine per il blocco dei licenziamenti

A dirlo è la Cgil del Friuli-Venezia Giulia, nell'attesa che a Roma si concluda la cabina di regia tra governo e sindacati sul lavoro. Fuori dalla possibilità di licenziare rimarrebbero solo i comparti del tessile e della moda, oltre alle aziende in crisi che hanno un tavolo aperto al ministero dello sviluppo economico.

Non si può iniziare dai licenziamenti per rilanciare l'economia, sottolinea la Cgil regionale, che chiede che i finanziamenti del pnrr destinati alle aziende siano vincolati alla creazione di buona occupazione. Per il sindacato, buona parte dei posti di lavoro a rischio in provincia di Udine afferiscono al comparto del terziario, il più colpito dalla pandemia:

Per il gruppo dei giovani imprenditori di Confindustria Udine, infatti, la maggior parte della manifattura del territorio ha dimostrato una capacità di resistenza quasi inaspettata durante l'ultimo anno e mezzo. Per questo, spiegano gli industriali, non è possibile prorogare oltre il divieto di licenziare e anzi denuncia la difficoltà di alcune aziende nel trovare manodopera in questa fase di ripartenza.

(nel servizio le interviste a Villiam Pezzetta, segretario regionale Cgil, Matteo Di Giusto, presidente giovani imprenditori Confindustria Udine, Giovanni Da Pozzzo, presidente Confcommercio Udine)