Il cantastorie Manu Chao e l'anima della montagna

Il concerto acustico ai laghi di Fusine (spettacolo per soli mille spettatori) ricordando quello di vent'anni fa a Tarvisio, subito prima del G20

Vent'anni dopo il tragico G8 di Genova, e la sua esibizione di pochi giorni prima - a Tarvisio - Manu Chao è tornato a fare cantare il pubblico del No Borders Music Festival, questa volta ai laghi di Fusine. 

L'eterno cantastorie è stato salutato dall'affetto di mille persone, perlopiù giovani e giovanissimi, che a dispetto dell'anagrafe hanno mandato a memoria i testi dell'ex cantante dei Mano Negra, 60 anni appena compiuti. 

Con "Viva tú, viva tú, viva Tarvisio" Manu Chao ha salutato il pubblico del No Borders, la rassegna senza confini con la quale condivide e promuove gli stessi valori, culturali e ambientali, e di cui è diventato ora ambasciatore nel mondo.
Icona dell'impegno civile a favore degli ultimi, il cantante questa volta ha fatto tappa a Genova prima di venire in Regione. Qui aveva aveva partecipato alle commemorazioni in Piazza Alimonda e si è esibito chitarra in mano e immancabile cappellino in testa. 

Ai laghi di Fusine Manu Chao è salito sul palco in trio, accompagnato dal percussionista uruguaiano Mauro Mancebo e dal chitarrista argentino Luciano Falico. 

Passati in rassegna tutti i brani più famosi e coinvolgenti del suo repertorio, con climax emozionale sulle note de "La Vida Tombola" dedicata a Maradona, recentemente scomparso.

Oltre due ore di viaggio acustico, da pezzi più recenti passando per album come Clandestino e La Radiolina. Il suo è stato un gradito e voluto ritorno dopo l'esibizione del 2001 al campo sportivo di Tarvisio - quando il biglietto costava ancora 40 mila lire - il concerto a sorpresa del 2019 al rifugio Gilberti e quello dell'anno scorso sull'altopiano del Montasio.

Nel 2014 si esibì a Borgo Grotta Gigante davanti a 13 mila spettatori, con tanto di retata dei carabinieri a fine concerto. 

I messaggi che ha lanciato dal palco sono eterni: antimilitaristi, di pace e superamento dei confini linguistici, geografici e culturali. Confini superati già nei suoi testi che - a dispetto delle ingiustizie - guardano sempre più avanti, alla prossima stazione.