L'ipotesi del green pass obbligatorio agita i sindacati

Pezzetta (Cgil): non può essere una decisione di Confindustria. Franzolini (Uil): massima copertura vaccinale, ma senza obbligo nelle fabbriche

Permettere ai datori di lavoro di richiedere una certificazione verde per l'ingresso dei dipendenti. La proposta di Confindustria nazionale sarebbe un ulteriore contributo delle imprese alla tutela della salute pubblica, dopo il protocollo sulla sicurezza del marzo dello scorso anno e l'impegno a contribuire alla campagna vaccinale con la disponibilità dei luoghi di lavoro come hub di comunità. Secondo Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, il green pass dovrebbe essere richiesto ovunque. Fino ad oggi la campagna tamponi rapidi nelle aziende del territorio ha fatto superare la quota di 260 mila test effettuati. Un modo per tutelare aziende e lavoratori, sottolinea Graziano Tilatti, presidente regionale di Confartigianato.

Senza il certificato le aziende, in base alle indiscrezioni sulla proposta di Confindustria, avrebbero la possibilità di non ammettere il dipendente al lavoro, con sospensione anche del salario. Sindacati fortemente critici. Villiam Pezzetta, segretario regionale Cgil, sostiene la campagna vaccinale a tutela della salute di tutti, ma non si può obbligare i lavoratori e bloccare l'ingresso nelle fabbriche, e soprattutto non può essere una decisione di Confindustria. In Fvg, aggiunge Pezzetta, i protocolli sicurezza anti Covid, sottoscritti insieme ai lavoratori, finora hanno funzionato. Anche secondo Mauro Franzolini, Uil, bisogna impegnarsi perché ci sia il massimo di copertura vaccinale tra la popolazione ma l'obbligo nelle fabbriche sarebbe una forzatura, oltre che discriminante per chi lavora. Un'invasione nella privacy delle persone.