Morto a Trieste Sergio Canciani, storico corrispondente Rai da Mosca

Ha raccontato prima la guerra nei Balcani e poi la Russia da Eltsin a Putin. Già dieci anni fa non escludeva la via autoritaria del nuovo 'zar'

"E da Mosca è tutto, restituisco la linea." Così chiudeva le sue corrispondenze dalla Russia Sergio Canciani. Lo storico giornalista della Rai si è spento all'età di 76 anni nella sua casa, a Trieste, nel rione di San Giovanni, il rione dove era nato, sempre molto legato alla sua comunità, quella slovena della città.

Entrato alla Rai regionale, prima nella redazione slovena e poi in quella italiana di Trieste, raccontò la guerra nell'ex Jugoslavia, l'assedio di Sarajevo, l'evolversi del conflitto nei Balcani. Canciani raccontò anche i funerali di Tito. Lavorò per  Tg1, Tg2 e Tg3.

Alla fine degli anni 90 divenne corrispondente Rai da Mosca. In Russia rimase fino al 2011, quasi 15 anni, da Eltsin all'arrivo di Putin. Quasi profetici i suoi due libri: " Roulette Russia" sulla disfatta dell'ex impero sovietico, e poi "Putin e il neo-zarismo. Dal crollo dell'Urss alla conquista della Crimea". Fu il primo a capire e a parlare della politica di Putin in Ucraina.

Fine intellettuale, colto e appassionato, Canciani amava comunicare in modo asciutto, odiava la tv gridata e usava l'ironia per far comprendere le cose più complesse. Dopo Mosca, con la pensione, tornò a Trieste, alla sua famiglia, sempre attento a quel mondo che sembrava lontano, di cui lui già sapeva tutto - e che ora, drammaticamente - è diventato il nostro mondo.