Riattivata la centrale A2A di Monfalcone alimentata a carbone

Una possibilità al momento garantita fino al 2025, sottolinea la sindaca di Monfalcone Cisint. La riattivazione è una delle conseguenze del caro energia determinato da diversi fattori

Stiamo vivendo tre crisi connesse l'una a all'altra: geopolitica, energetica e idrica.

Su richiesta del governo, nelle scorse ore è stata riattivata la centrale a carbone di Monfalcone - che dovrebbe rimanere operativa fino a fine mese.

E' un effetto indiretto della mancanza di energia da importazione ma anche di quelle puramente autoctone, le rinnovabili.

La produzione di energia idroelettrica viene richiesta a livello nazionale per calmierare i prezzi dell'energia prodotta da altre fonti.

E oggi manca acqua sia negli invasi, sia nei corsi d'acqua. Le centraline elettriche per acqua fluente in regione sono ferme o a mezzo servizio.

Come indica il Servizio gestione risorse idriche della Regione, nel pordenonese, gli invasi artificiali del Meduna hanno un volume d'acqua del 12% rispetto a quello massimo. Gli altri invasi del Cellina, gestiti anch'essi da Edison, viaggiano al 18% della capienza. 

L'invaso del Lumiei, alimentato da acque dell'alto bacino del tagliamento, è la maggior riserva idrica regionale e oggi è al 25% della sua capienza totale.

Alimenta le centrali idroelettriche A2A di Ampezzo e Somplago, che basterebbero da sole a produrre elettricità per 200mila famiglie.

In un anno normale, avrebbero prodotto 143 gigawatt ora, quest'anno ne sono stati prodotti circa 80. Ma la siccità preoccupa non solo nell'immediato, Roberto Castellano, responsabile degli impianti idroelettrici di A2A in FVG spiega: "L'invaso poi verrà rinvasato dallo scioglimento dei cumuli nevosi che quest'anno sono particolarmente scarsi, la quantità di energia corrispondente è di circa il 30% di quella media quindi siamo abbastanza preoccupati per la possibilità di invasare nei prossimi periodi se non arriverà un sostanziale apporto dalle piogge"