La guerra in Ucraina cambia i piani degli agricoltori

Settimana decisiva per la semina del mais: incertezza degli agricoltori a causa di rincari e siccità

Dopo la pioggia, l'incertezza. Nei campi del Friuli Venezia Giulia inizia la settimana decisiva per la semina del mais nel bel mezzo dei rincari rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari.

Nelle scorse settimane non sono mancati gli appelli a piantare mais il più possibile. Vista l'incertezza del mercato ucraino e la necessità di doversi approvvigionare in altri mercati esteri, a costi più alti, perché di mais abbiamo perso almeno la metà della superficie coltivata negli ultimi 20 anni.

Ma ci sono due grandi incognite, dovute alla natura molto energivora della coltivazione. 

La prima è la paura di restare senza acqua. La pioggia sta permettendo di seminare, dice Daniele Castagnaviz, Presidente di Confcooperative, ma non è stata risolutiva. C'è poi la questione prezzi: è vero che fa guadagnare più di altre colture, ma le quotazioni ultimamente hanno ceduto. C'è la paura di spendere molto per produrre mais - non solo acqua, ma anche fertilizzanti - e poi ritrovarsi con un prezzo crollato al momento della raccolta.

Dal Consorzio Agrario del Friuli Venezia Giulia confermano un certo attendismo, un quadro più chiaro si avrà tra 15 giorni.

Visti anche i problemi di siccità e rese del mais dell'anno scorso, la soia sarà sicuramente la scelta meno rischiosa: costa meno e ha bisogno di meno acqua, dice Stefano Bortolussi, tecnico della Associazione Italiana Agricoltura Biologica

Va un po' meglio a chi - per rotazione o per scelta - ha deciso di seminare frumento in autunno. Scelta negli ultimi anni penalizzata dai prezzi. La pioggia ha salvato la coltura dallo stress idrico. Si è seminato con prezzi bassi, e ci sarà buon ritorno economico, secondo Franco Clementin, della CIA Agricoltori Italiani. 

A giugno, con la raccolta del frumento, i nodi verranno al pettine: se avremo usato tanto grano per sostituire il mais per i mangimi animali, ne avremo di meno per fare il pane. Bisognerà vedere chi lo compra, se i mugnai o i mangimisti. Se ci sarà competizione, conclude Castagnaviz, vorrà dire che siamo corti.