Accoglienza da gestire tra profughi ucraini e ripresa della rotta balcanica

In regione continua la discussione e il confronto su come organizzare l'ospitalità e gli spazi

Un saluto ripetuto con il sorriso. Un bacino soffiato dal ciuccio. Sono sereni i più piccoli, scappati un mese fa dall'Ucraina, dalla zona di Mykolaiv, e rifugiati a Trieste. Le mamme, che per portarsi in salvo hanno lasciato le famiglie in balia della follia russa, non trattengono invece le lacrime.   

A Trieste, in via dell'Istria, c'è un centro di accoglienza straordinario gestito dalla Caritas: dà rifugio a 96 ospiti ucraini; di questi, più di metà sono minorenni, che frequentano le nostre scuole grazie alla collaborazione con l'ufficio scolastico regionale e i dirigenti degli istituti. Quando non c'è scuola, come in questo periodo di feste, sono impegnati in mille iniziative organizzate per integrarli più velocemente possibile e per dare loro dei rudimenti di lingua italiana: gite all'Immaginario scientifico e intrattenimento con i clown, ad esempio. Al piano terra, un grande magazzino pieno di cibo, oggetti d'uso quotidiano e giocattoli che invece sono destinati agli ucraini in città ospitati da parenti e amici 

A Casa Stani, fino a qualche tempo fa si ospitavano i migranti provenienti dalla rotta balcanica, che ora sono stati spostati in altre regioni. Proprio sulla rotta balcanica la politica e le istituzioni cominciano a muoversi: i numeri sono in crescita (11 gli arrivi nelle ultime ore) e con la bella stagione si moltiplicheranno. Necessario avere un piano che garantisca i diritti di tutti: per il prefetto Vardè i richiedenti asilo provenienti da aree geografiche diverse dall'Ucraina continueranno a finire in altre regioni. Sandra Savino, coordinatrice regionale di Forza Italia, ammonisce: "Evitiamo disparità di trattamento".

(Nel servizio Stefano Mestroni, direttore Cas Casa Stani)