La storia di Masha, studentessa ucraina
Tanti studenti rifugiati stanno seguendo le lezioni a scuola in Italia ma si collegano anche in DAD con i propri insegnanti e compagni ucraini. È il caso di una ragazza accolta in un liceo di Pordenone
Da una settimana il liceo scientifico Grigoletti a Pordenone è la sua nuova scuola.
15 anni a maggio, Masha, come molti studenti ucraini rifugiati, virtualmente continua a essere anche tra i banchi della sua scuola finora risparmiata dalle bombe, a Nikolajev, grazie alla didattica a distanza che resiste alla guerra e oltre ogni confine.
segue intervista a Masha Olsht
"Sono sempre collegata ai miei insegnanti che dalle loro case laggiù mi mandano lezioni e compiti"-racconta. Spiega che è successo tutto così all'improvviso e che spera tanto di poter tornare in Ucraina e alla sua vita normale..."altrimenti cercherò qui un futuro"- continua confidando il suo sogno di diventare psicologa.
Con la mamma e il fratello ha raggiunto la nonna, da anni a Cordenons. .
"Al mio arrivo qui a scuola avevo tanta paura di non essere accettata invece non è stato così, è una opportunità che cercherò di cogliere", aggiunge. A mancarle di più oggi - dice- sono gli amici, i parenti, il papà rimasto a difendere la città, la scuola e la sua passione, la chitarra elettrica, che non ha potuto portare con sè.
Tra i suoi nuovi compagni intanto il percepito della sua esperienza e della guerra si racconta negli aiuti per l'Ucraina che hanno raccolto dentro la scuola, e nelle emozioni uscite dall'assemblea organizzata subito dopo l'esplosione del conflitto.
seguono interviste a Anna D'Andrea, Gaia Santarossa, Marco De Pellegrin
rappresentanti di istituto
Ornella Varin
Dirigente scolastica
15 anni a maggio, Masha, come molti studenti ucraini rifugiati, virtualmente continua a essere anche tra i banchi della sua scuola finora risparmiata dalle bombe, a Nikolajev, grazie alla didattica a distanza che resiste alla guerra e oltre ogni confine.
segue intervista a Masha Olsht
"Sono sempre collegata ai miei insegnanti che dalle loro case laggiù mi mandano lezioni e compiti"-racconta. Spiega che è successo tutto così all'improvviso e che spera tanto di poter tornare in Ucraina e alla sua vita normale..."altrimenti cercherò qui un futuro"- continua confidando il suo sogno di diventare psicologa.
Con la mamma e il fratello ha raggiunto la nonna, da anni a Cordenons. .
"Al mio arrivo qui a scuola avevo tanta paura di non essere accettata invece non è stato così, è una opportunità che cercherò di cogliere", aggiunge. A mancarle di più oggi - dice- sono gli amici, i parenti, il papà rimasto a difendere la città, la scuola e la sua passione, la chitarra elettrica, che non ha potuto portare con sè.
Tra i suoi nuovi compagni intanto il percepito della sua esperienza e della guerra si racconta negli aiuti per l'Ucraina che hanno raccolto dentro la scuola, e nelle emozioni uscite dall'assemblea organizzata subito dopo l'esplosione del conflitto.
seguono interviste a Anna D'Andrea, Gaia Santarossa, Marco De Pellegrin
rappresentanti di istituto
Ornella Varin
Dirigente scolastica