L'Otello diretto da Daniel Oren inaugura la stagione del Verdi di Trieste

Un'opera di difficile realizzazione ammette il direttore che loda la passione dell'orchestra del teatro lirico. "La musica non basta eseguirla: bisogna dare le grandi emozioni"

La nuova stagione del Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste riparte da "Otello", uno dei titoli più significativi e ricorrenti nella storia del teatro cittadino, che mancava da dodici anni dalle scene triestine e che segna anche il ritorno sul podio del maestro Daniel Oren.

Daniel Oren (direttore d'orchestra): "Il primo concerto che ho mai diretto nella mia vita è al Teatro Verdi a Trieste. Di qui è cominciata questa grande storia d'amore con tutti, con questo teatro meraviglioso, con il pubblico meraviglioso, con questa città che amo così tanto. Debbo dire che per tantissimi anni non sono tornato e non so perché, ma probabilmente perché le direzioni cambiano".

La voce di Desdemona è quella del soprano armeno Lianna Haroutounian, Otello è il tenore, suo connazionale, Arsen Soghomonyan. La regia è affidata a Giulio Ciabatti.

Giulio Ciabatti (regista): "Rispetto all'edizione precedente, quella del 2010, di cui curai la regia, questa è una nuova ideazione scenica curata dai laboratori del teatro. E' uno spazio scenico scandito da delle colonne, un'unica grande stanza blu che accoglie tutti i quattro atti.
Questo significa che c'è anche una drammaturgia scenica rispetto a quella della parola o dell'espressione corporea, che ha una sua valenza".

"Otello" è una rivoluzione assoluta nel percorso verdiano ed è, sottolinea il maestro Oren, davvero difficile da realizzare.

Oren: "Ma debbo dire che quello che ho sentito e risentito, dopo tantissimi anni, è la grande passione dell'orchestra. Alla fin fine la musica non basta eseguirla: bisogna dare le grandi emozioni.
Tutti noi dobbiamo far sentire questo brivido dietro la schiena al pubblico. Ed è questo lavoro che cerco di fare".