"Lo Stato non ci ha aiutato dopo il femminicidio di nostra figlia"

Parlano madre e padre di Aurelia Laurenti, a due anni dalla sua uccisione, proprio nel giornata contro la violenza sulle donne. Per l'avvocato è necessario "un fondo di ristoro", come avviene per le vittime di incidenti stradali

“Lo stato, che aiuto ci ha dato? Non ho visto lo stato io, se non fosse per tutte le brave persone dall'inizio che hanno aiutato”. Sono passati due anni esatti dall'omicidio della loro figlia Aurelia Laurenti. Uccisa con 19 coltellate proprio il 25 novembre dall'ex compagno, Giuseppe Mario Forciniti, condannato a 24 anni di reclusione in primo grado.

A Giacomo e Annunziata sono stati affidati i due figli della coppia. Vivono con una pensione in due. Sono stati due anni complicati. La burocrazia, innanzitutto. E le spese da affrontare, in primis il funerale. La casa a schiera di Roveredo in Piano in cui è avvenuto il femminicidio ancora sotto sequestro, impossibile recuperare anche solo i vestitini dei bambini. Dopo una trafila burocratica di mesi, il legale della famiglia è riuscito a ottenere dallo Stato un assegno mensile di 300 euro per ciascun bambino, fino alla loro indipendenza economica, assieme ad una borsa di studio annuale per il maggiore dei due, che frequenta le primarie.

Impossibile ottenere il risarcimento di 400mila euro disposto dalla corte d'assise. Di molto inferiore rispetto a quanto viene riconosciuto a chi perde un genitore in un incidente stradale. L'omicida dispone di appena qualche decina di migliaia di euro, indica l'avvocato Antonio Malattia. Proseguire la battaglia legale sarebbe solo dispendioso: “Se ci fosse come per le vittime della strada un fondo che garantisse il ristoro dell'intero danno subito dalle vittime di questi ben più gravi reati, sarebbe forse una cosa positiva per chi si trova in queste situazioni che sono drammatiche”.