Sei mesi fa l'omicidio della giovane avvocata 34enne Martina Scialdone, uccisa fuori da un ristorante, in viale Amelia, a Roma, da un colpo di pistola esploso da Costantino Bonaiuti, ingegnere con incarichi nel settore aeronautico. Per lui la procura di Roma avrebbe chiesto il giudizio immediato. Le pm del pool antiviolenza, Barbara Trotta e Daniela Cento, coordinate dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, contestano a Bonaiuti l'omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abietti rappresentati dalla gelosia, dall'aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva, e dalla premeditazione in particolare ''portando con sé l'arma sul luogo dell'appuntamento essendo consapevole della volontà di interrompere definitivamente la relazione controllandone gli spostamenti grazie all'installazione clandestina di un dispositivo gps collegandolo al suo cellulare''.
All'uomo, detenuto nel carcere di Regina Coeli, viene contestato anche il porto illegale in luogo pubblico della pistola semiautomatica Glock ,che deteneva per uso sportivo. Per il gip, che lo scorso gennaio ha convalidato l'arresto, è ''palesemente e inequivocabilmente emerso che l'unico obiettivo perseguito da Bonaiuti fosse esclusivamente quello di uccidere la Scialdone. Infatti, ciò si evince non solo dalle modalità di svolgimento dei fatti così come descritte dal fratello della vittima, testimone oculare, ma anche dalla circostanza che Bonaiuti, pur potendo, anche successivamente all'evento rivolgere l'arma nei suoi stessi confronti, ha con estrema lucidità, una volta ucciso la donna, diretto la sua azione esclusivamente alla fuga".
All'uomo i pubblici ministeri contestano il reato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione. Su quest'ultima fattispecie gli inquirenti, nel capo di imputazione, affermano che Bonaiuti quella sera aveva portato con sé "essendo consapevole della volontà di interrompere definitivamente la relazione e controllando gli spostamenti" della donna "grazie all'installazione clandestina di un dispositivo gps collegandolo al suo cellulare". Nei confronti del 61enne c'è anche l'accusa di porto illegale in luogo pubblico dell'arma, una Glock, che aveva perché appassionato di tiro a segno.
Il servizio di Antonia Moro, montato da Federica Leo