"A chi conviene la guerra?"

Sciopero dei portuali contro il traffico di armi, blocco del Varco Etiopia e assemblea dal titolo "A chi conviene la guerra"

"A chi conviene la guerra?"
Lcc
"Non un centesimo, un fucile o un soldato per la guerra. Blocchiamo i nostri porti al traffico di armi". E' l'appello lanciato dal sindacato Usb, che ha indetto per la giornata di oggi uno sciopero di 24 ore dei lavoratori del porto di Genova con presidio davanti al varco Etiopia. La protesta è iniziata questa mattina all'alba quando un gruppo di portuali genovesi ha bloccato l'accesso al varco Etiopia, insieme ad alcuni studenti e attivisti dell'associazione Genova Antifascista. I manifestanti hanno accesso diversi fumogeni ed esposto uno striscione con scritto "Stop ai traffici di armi nei porti", per poi raggiungere in corteo il Circolo dell'Autorità Portuale di via Albertazzi, dove si è svolta l'assemblea del titolo "A chi conviene la guerra?". Tra i relatori il professore di economia politica internazionale all'Università La Sapienza di Roma, Luciano Vasapollo, il professore ordinario del Politecnico di Torino Michele Lancione, l'attivista No Tav Nicoletta Dosio, la sindacalista Cinzia Della Porta, il presidente dell'osservatorio "Weapon Watch", Carlo Tombola e Gabriele Rubini, in arte chef Rubio, difensore dei diritti di Gaza. La giornata di protesta, promossa dal sindacato Usb e dal
Collettivo autonomo dei lavoratori portuali di Genova, si concluderà poi con un presidio sotto la prefettura del capoluogo ligure a partire dalle 17.
"In questi ultimi anni nel porto di Genova - ricorda in una nota il sindacato Usb - i lavoratori portuali si sono sempre mobilitati contro quelle navi che alimentano le guerre in ogni angolo del mondo trasportando armamenti verso conflitti sanguinosi. Da molti anni, le guerre mietono vittime in tutto il pianeta e i recenti avvenimenti in Ucraina hanno soltanto reso evidente come la forma guerra sia ormai diffusa non risparmiando neppure l'Europa. I nostri governi non trovano di meglio che alimentarla, soffiando sul fuoco e annunciando
l'invio di nuove armi". "Si assiste in questi giorni - prosegue la nota - ad un continuo aumento della spesa militare, mentre la povertà cresce, il carovita e il costo stellare di bollette, carburanti, generi di prima necessità erodono salari e pensioni, il tutto dopo due anni di crisi pandemica dove non si è trovato un euro per le spese sanitarie. Occorre una politica - conclude il sindacato Usb - che smetta di alimentare ingiustizie, che cominci a progettare un futuro diverso. Fermare le armi che transitano sui nostri scali è solo un passo.