La notte più buia

La sanguinosa irruzione nella scuola Diaz delle forze dell'ordine, 63 i feriti tra i no global portati negli ospedali genovesi


Il sangue sui caloriferi, nella palestra, le chiazze davanti agli armadi con dentro i temi scritti dai ragazzini: i segni della violenza dentro la scuola Diaz, dopo vent'anni, restano nitide catturate dai filmati e scolpite nella memoria.
All'interno della scuola di via Battisti c'erano 93 persone: la maggior parte dormiva nella palestra, i giovani del Genoa Social Forum, attivisti dei movimenti, giornalisti, persone arrivate da tutta Europa per partecipare alle manifestazioni e che il giorno dopo sarebbero ripartiti dopo l'ultimo corteo internazionale dei no global in corso Italia.
Nel pomeriggio era stata segnalata la presenza di gruppi di violenti proprio in questa zona, erano stati lanciati oggetti contro una pattuglia. Quindi la decisione di procedere con una perquisizione: 150 carabinieri circondarono la zona e, pochi minuti dopo la mezzanotte, l'assalto e l'irruzione di oltre 300 poliziotti. Fu "una macelleria messicana" come dirà in aula un funzionari in servizio: colpi inferti con il "tonfa" il nuovo manganello che provocava ferite laceranti. 63 le persone che furono portate negli ospedali genovesi, per 3 di loro il ricovero in rianimazione. Tutti e 93 arrestati senza mandato di cattura, procedura permessa solo in caso di flagranza o giustificata dalla detenzione di armi: coltellini svizzeri, attrezzi e sbarre del cantiere accanto alla scuola e due bottiglie molotov. Un agente confesserà di aver avuto l'ordine di portarle alla Diaz, dopo l'irruzione, erano state sequestrate durante la giornata nel quartiere della Foce.
Anche la fitta sassaiola contro le forze dell'ordine e la presenza di gruppi violenti, episodi alla base della decisione di entrare nella scuola, non furono confermate durante i processi per lesioni e falso, prescritto il primo restò la condanna di 25 poliziotti, chi era ai vertici e chi firmò i verbali.
Pesante la condanna della Corte dei Diritti dell'uomo che, il 7 aprile 2015, dichiarò all'unanimità la violazione dell'articolo 3, cioè riconobbe che dentro la Diaz furono compiute torture e trattamenti inumani o degradanti. Analoga è stata la condanna per i fatti avvenuti nella caserma della Polizia a Bolzaneto dove furono portati i manifestanti arrestati duranti gli scontri, mentre i 93 della Diaz furono rilasciati già il giorno dopo. 
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