Donatella Manunta, il delitto della donna di picche: 33 anni senza un colpevole

Il 22 marzo 1990 Donatella Manunta, 51 anni, viene trovata morta nel suo appartamento in via Untoria, a Savona, con il cranio sfondato, un bottiglione conficcato nei genitali e una carta da gioco sul petto: la donna di picche. La scena del crimine è particolarmente cruda, presto gli investigatori si convincono però che non si tratta del delitto di un serial killer. Il movente sembra piuttosto il denaro. 

Donatella nasce Salvatore, negli anni '80 intraprende la transizione chirurgica. È la prima donna transessuale ligure. Per vivere si prostituisce. La sera del 21 marzo non ha ancora iniziato a lavorare, quando viene uccisa. Donatella conosceva il suo assassino. Lo fa accomodare in cucina, dove solitamente non fa entrare i clienti. Ha versato del whisky per sé e per l'ospite. Sta cucendo, rammendando una pelliccia. Poi la lite e l'aggressione. 

Le indagini portano prima all'arresto di un amico di Donatella, che starà a lungo in carcere prima di essere assolto. Poi, a distanza di anni, grazie ai passi avanti compiuti dalla tecnologia si riesce a isolare una prova genetica. La traccia lasciata dall'assassino sul bottiglione di vino. Quel dna corrisponde a un uomo, che viene indagato. Ma la prova non è ritenuta sufficiente. E il delitto resta senza un colpevole.  

La storia di Donatella Manunta è anche la prima puntata di “Tracce”, una rubrica della Tgr Rai Liguria a cura di Pietro Adami e Simone Gorla. In ogni episodio vi racconteremo un cold case, un delitto rimasto irrisolto.

Nel servizio le interviste a Pierluigi Vizio, all'epoca Sovrintendente principale della Polizia di Savona, ad Alberto Landolfi, all'epoca sostituto procuratore di Savona, a Franca Capra, che all'epoca lavorava al bar Riviera, e a Francesco Ruffino, all'epoca avvocato difensore di Pino Torielli